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La minaccia dell’atomica, arma a doppio taglio

Il nucleare non fu usato né in Vietnam né in Afghanistan. E non sembra una buona idea nemmeno in Ucraina, tantomeno per Putin, nonostante ciò che dice

In sintesi:
  • Teatro della spaventosa e incontrollabile resa dei conti potrebbe essere il cuore dell’Europa
  • L’esito del conflitto ucraino rimane una grande incognita
  • Gli Stati Uniti dovrebbe assumere, oltre a quella bellica, una leadership di pace all’altezza del suo ruolo
Un test missilistico russo (Keystone)
10 ottobre 2022
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Nel Nuovo Testamento, Armageddon indica il luogo dello scontro fra i re malvagi alleati del Diavolo (la Bestia) e Dio. La guerra tra il bene e il male, associata all’Apocalisse stessa – il libro in cui viene fatto riferimento a questo termine ebraico che indica forse la località di Tel Megiddo, nei pressi di Nazareth – assume oggi la connotazione del cataclisma globale, definitivo. Senza possibilità di redenzione e di salvezza.

Teatro della spaventosa e incontrollabile resa dei conti potrebbe essere il cuore dell’Europa, ha ammonito Joe Biden. Anche se la Casa Bianca si è affrettata a correggere il tiro, l’orribile scenario distopico paventato dal presidente americano è ormai ficcato nelle nostre menti. Si staglia all’orizzonte l’immagine terrificante del fungo atomico.


Vladimir Putin (Keystone)

L’esito del conflitto ucraino rimane una grande incognita anche perché le positive notizie dal fronte, con gli ucraini che stanno riconquistando terreno e con gli invasori in grande difficoltà anche per le azioni di sabotaggio, come quella recente del ponte di Kerch condotta (verosimilmente) dalla resistenza partigiana, non fanno che alimentare i timori di una mossa disperata e scellerata da parte di Vladimir Putin. L’autocrate con le spalle al muro pronto addirittura, come ha lasciato intendere, a sganciare bombe nucleari? Molto improbabile ci dice in un lungo articolo ("How does the Russo-Ukrainian war end?") Timothy Snyder, professore a Yale, il maggior storico vivente specializzato nell’Europa dell’Est. Leggendo il suo blog ‘Substack’ possiamo tirare un piccolo e cauto sospiro di sollievo: nessuna certezza, ma un’analisi molto circostanziata che ci spiega perché l’Armageddon è uno scenario (quasi) inverosimile.

In estrema sintesi: Putin sta perdendo la guerra convenzionale ed estrae dal cilindro la minaccia nucleare sperando che questo induca l’Occidente a cessare i rifornimenti militari a Kiev. Una prospettiva che anche in passato nessuna potenza imperiale (Usa in Vietnam o Urss-Russia in Afghanistan) ha mai messo in atto dal 1945 anche quando sapeva di perdere la guerra.

Un attacco tattico contaminerebbe le stesse zone annesse e gli stessi soldati russi, mal equipaggiati anche per un conflitto convenzionale. Spostate nei territori conquistati, le batterie di missili tattici atomici sarebbero bersaglio delle truppe di Kiev che hanno ormai a disposizione armi a media-lunga gittata. Altre ragioni alimentano lo scenario prospettato da Snyder, tra cui naturalmente la deterrenza nucleare americana e il crescente dissenso interno in Russia: la mobilitazione dei riservisti ha smascherato la propaganda; la realtà non è più quella diffusa dalla televisione di Stato, è ormai sotto casa.


Un vecchio disegno americano legato all’esplosione di un’atomica (Keystone)

Assecondare il ricatto nucleare – conclude lo storico – non porrebbe comunque fine alla guerra convenzionale, e farebbe da apripista alle mire di altre potenze atomiche alimentando la proliferazione nucleare. Le guerre iniziano e finiscono con la politica – leggiamo – e gli "orrendi crimini russi" cesseranno quando verrà alterata la realtà politica a Mosca. Secondo lo studioso questo processo sarebbe già in atto. Ma affinché la speranza si tramuti in realtà – aggiungiamo noi – l’antagonista indiretto, gli Stati Uniti, dovrebbe finalmente assumere, oltre a quella bellica, una leadership di pace all’altezza del suo ruolo, che non si limiti alla mera rivendicazione di uno statu quo ante 2014 quando Mosca invase la Crimea e ancor più subdolamente il Donbass.

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