Commento

Il disagio psichico e il circo Barnum dei social

Un tempo erano donne barbute e nani ad attrarre la gente nei circhi, oggi il disagio psichico esposto impietosamente attira i click degli utenti del web

(Depositphotos)
20 maggio 2022
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Una signora si ferma in strada al telefono. Inizia a urlare, perde il controllo, ha una crisi di nervi, un’esplosione di bestemmie e grida di rabbia scomposte contro qualcuno con eccessive pretese sul cibo. Forse un figlio o una figlia viziati, forse un marito troppo esigente. Non lo sappiamo, non lo sa neanche il genio di turno che ha pensato di riprendere la scena all’insaputa della donna e mettere il video in Rete rendendola virale: sui social negli scorsi giorni è stato un fiorire di "fettine di vitello" ovunque, con toni spesso divertiti, tanto che il tormentone è stato ripreso anche a scopo pubblicitario da alcune note aziende.

Ma quanto c’è di divertente in un’espressione di disagio psichico? È vero, sulle prime il sorrisetto può scappare, come di fronte alla vecchia signora "goffamente imbellettata" e in abiti giovanili del "Saggio sull’Umorismo" di Pirandello. Poi, a pensarci su un attimo in più ci si rende conto facilmente, anche senza scadere nel moralismo, che non c’è proprio nulla su cui "farsi una risata". Non è neanche la prima volta che persone con evidenti problemi di salute mentale vengono sbattute sui social come fenomeni da baraccone: qualche tempo fa, era toccato a una signora che, nuda sul balcone, lanciava oggetti in strada. Accade perché non c’è ancora una sufficiente comprensione del disagio psichico. Si inizia col sottovalutare l’impatto sulla persona di patologie come depressione e ansia, si finisce col trattare le manifestazioni visibili di problemi di salute mentale alla stregua di comportamenti "bizzarri" sui quali fare ironia, o peggio di cui approfittare. Mettere alla berlina ignari sconosciuti di cui nulla si sa, colti in un momento di debolezza mentale, attira in genere "like" e click e fa monetizzare. Ciò che, a inizio del secolo scorso e oltre, avveniva con i "freak": una volta erano la donna barbuta o il nano ad attirare i visitatori nei circhi, oggi è la signora in preda a una crisi di nervi ad essere involontaria protagonista, alla mercé della morbosa curiosità degli utenti dell’ignobile circo Barnum social. Il disagio psichico ha preso ormai il posto, come oggetto del pubblico ludibrio, della disabilità fisica di cui, complice anche una nuova sensibilità indotta anche, diciamolo, dal "politicamente corretto", quasi nessuno osa più ridere.

Si potrebbe obiettare che non si tratta di altro che la trasposizione a livello globale della figura dello "scemo del villaggio". Ma c’è una differenza importante: del "pazzo" del paese ridevamo tutti, è vero, soprattutto da bambini, ma era comunque "uno di noi", ne conoscevamo la storia spesso controversa e romanzata al limite della leggenda. Era un personaggio che faceva parte della comunità nel suo essere "diverso" fino a diventarne quasi un simbolo: per dirne una, nella sala del Consiglio comunale del mio paesello d’origine fa bella mostra di sè un dipinto che ritrae in una conversazione i due storici "pazzi" cittadini, "Saro" e "Nino Castagna". Oggi, delle persone esposte pubblicamente nei momenti di disagio psichico non importa nulla a nessuno: della signora delle "fettine di vitello" non sappiamo come si chiama, dove vive, chi c’era dall’altra parte del telefono e cosa l’ha portata a quell’esplosione. Ai "pazzi" del villaggio globale la centrifuga feroce dei social ha tolto persino il nome.

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