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Tassa base sui rifiuti, a Bellinzona è scappata la pazienza

Il Municipio anziché tagliare col passato e rifarsi sui cittadini, avrebbe potuto attendere l’esito dell’iniziativa parlamentare o ricorrere al Tram

10 novembre 2021
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Il rincaro, Consiglio comunale volendo, che dal 2022 colpirà tutte le economie domestiche di Bellinzona raddoppiando da 80 a 150 franchi annui la tassa base dei rifiuti e raggiungendo così il tetto massimo previsto, vede il nuovo Municipio in carica da questa primavera operare, senza la dovuta pazienza, un taglio col passato e con gli intendimenti pre-aggregativi. Rinnovato per tre settimi e senza più Christian Paglia che per un decennio ha gestito il settore nettezza urbana, l’Esecutivo si distanzia dalle modalità adottate durante la prima legislatura della nuova Bellinzona; modalità sfociate soltanto tre anni fa nell’adozione del regolamento unico in vigore dal gennaio 2019 con tanto di tassa sul sacco identica nei 13 quartieri (1,30 franchi per quello di 35 litri, il massimo previsto dal governo cantonale). In soldoni, l’anno prossimo gli introiti della tassa sul sacco rimarranno invariati a 1,4 milioni e quelli della tassa base esploderanno dagli attuali 2,4 milioni a 4,2 (+1,8 milioni).

Un taglio col passato, si diceva. Nell’autunno 2018, quando gli si chiedeva quale strategia avesse pianificato il Municipio sul lungo termine in materia di rifiuti, Paglia parlava di «ottimizzazioni», non di tassa base portata alle stelle. «I livelli previsti dal gennaio 2019 – spiegava a nome dell’Esecutivo – sono stati pensati per consentire una copertura del 75-80% dei costi; il restante 20-25% rimane a carico del Comune. E poiché – proseguiva Paglia – l’obiettivo teorico, stabilito dalla Legge federale sulla protezione dell’ambiente, è la copertura al 100% delle spese tramite tassa base e sul sacco, sarà necessario in futuro introdurre delle ottimizzazioni». Pena far esplodere la tassa base. «Incrementi – sottolineava ancora Paglia – che non rientravano negli intendimenti aggregativi, quando si era stabilito che i costi a carico del cittadino, in questo settore, sarebbero rimasti invariati nella media complessiva». Già.

Il regolamento oggi in vigore è stato votato nel dicembre 2018 dal Cc aderendo al compromesso suggerito dalla Commissione della Gestione. Sulla copertura dei costi al 77%, anziché al 100% come indicato dalla Legge cantonale di applicazione della Legge federale sulla protezione dell’ambiente, tutti d’accordo nel dire che il Consiglio di Stato abbia fissato una tassa sul sacco troppo bassa, mentre la tassa base non può correggere lo squilibrio laddove a pesare è il principio di causalità. Restando sotto l’80% di copertura si voleva insomma mirare a migliorare il servizio per ridurre le spese e l’impatto ambientale. Spese rimaste invece invariate oscillando dai 6,64 milioni del consuntivo 2019 ai 6,4 del preventivo 2022.

Ora, è imperativo raggiungere la piena copertura? Molto dipende da come s’interpreta la Legge di applicazione cantonale, laddove sancisce che “l’ammontare delle tasse incassate deve di principio corrispondere a quello delle spese sostenute”. Quel ‘di principio’ suggerisce prudenza. E ad ogni modo recuperando con la tassa base il 30% oggi mancante poiché pagato con le imposte, a rigor di logica il moltiplicatore d’imposta dovrebbe poter scendere del 2% passando dal 93 al 91%. A ‘complicare’ il tutto la decisione governativa di fine settembre che abbassa il costo massimo del sacco di 35 litri da 1,30 a 1,20. Conseguenza: ai Comuni che già applicano il massimo mancheranno risorse che cercheranno nella tassa base. Decisione governativa seguita in ottobre dall’iniziativa parlamentare Ermotti Lepori che chiede di lasciare l’autonomia ai Comuni nel determinare tassa sul sacco e di base. Bellinzona, quale gesto di cortesia verso i propri cittadini, avrebbe insomma potuto pazientare. Oppure, come il Tribunale federale ha sancito nel novembre 2018 respingendo il ricorso di Caslano, appellarsi al Tribunale amministrativo cantonale contro l’abbassamento a 1,20 deciso dal governo.

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