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La Svizzera alla ricerca della quadratura del quadro

Con l'Europa, dopo quattro anni, ci si trova sempre al punto di partenza, preoccupati solamente di 'non perderci'

Vicini ma distanti (Keystone)
26 giugno 2021
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La Svizzera, in astinenza di idee sul da farsi con l’Europa, con un Consiglio federale impelagato nella quadratura del cerchio dell’accordo quadro, con una popolazione che ha un denominatore comune, quello del capirci poco, tanto da far ondeggiare i sondaggi in opposte direzioni, ha spesso guardato alla Brexit, a ciò che avveniva nell’isola britannica, per trovare ispirazioni, conferme, vie d’uscita, soluzioni già sperimentate. O per saggiare le resistenze europee. Non sembra però che nei cinque anni dalla rottura inglese si sia imparato granché o che la Brexit abbia facilitato il compito agli elvezi.

C’è un interrogativo che non si pone mai, emblematico: si è già visto uno studio, dell’amministrazione federale o di un istituto universitario, che indichi e illustri quali sono gli eventuali notevoli guadagni che la Svizzera trarrebbe dal fare a meno, vita natural durante, dell’Unione europea o, più semplicemente, dal mandare a carte quarantotto quel tentativo definito accordo quadro? Non risulta. Ci siamo impuntati sui problemi che si creerebbero al commercio, alla piazza finanziaria, alla necessità di manodopera (qualificata, si aggiunge). Sembra che il problema stia solo nell’arginare perdite o fatali ritorsioni. A meno che i vantaggi siano riassumibili tutti nell’unica espressione circolante: sovranità salvata. La quale, comunque, nei confronti con altri (Stati Uniti, ad esempio, che più ci spremono e condizionano), rimarrebbe poi a rigor di coerenza ancora tutta da salvare o recuperare.

Ora, su quell’emblematica carenza di risposta, eccoti che la Brexit torna quasi comicamente a interrogarci e insegnarci qualcosa. Il governo britannico si è comportato tale e quale alla Svizzera e, trovandosi nelle nebbie e a mal partito, ha creato in questi giorni una nuova unità che definisce, rivoltando le coperte, “Brexit Opportunities”. E sta cercandone un capo. “Persona lungimirante, con inventiva e dedizione, per aiutare a modellare la direzione del Paese”. Quindi, a cinque anni dalla clamorosa rottura (che ha rallegrato anche gli elvezi) siamo ancora lì, rinsecchiti, senza lungimiranza, inventiva, passione, direzione, alla ricerca delle opportunità promesse, del guadagno mancato e del tempo perso con la Brexit.

Da un lato è consolante per la Svizzera, la quale si trova sempre al punto di partenza, dopo quattro anni, preoccupata solamente del “non perderci”, illudendosi per il momento con alternative o ritorsioni liberoscambiste australiane o americane. D’altro lato è anche preoccupante, perché la esaltata Brexit, annunciata come miglior guadagno che si poteva combinare, sente ormai la corrosione del “Global Britain” e deve porsi alla ricerca delle opportunità, inventandosi un organismo con una sorta di improbabile manitù che abbia il pensiero divinatorio e magico per riuscirci.

Quanto a dire, come capita per la Svizzera, che quando ci si impunta su un’idea e si ha solo quella, si è poi costretti o a restare fermi o a inventarsi la magia. Oppure che forse ricorreremo presto anche da noi a organismo e manitù analoghi per trovarci finalmente una quadratura e il guadagno.

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