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Ballottaggio a Bellinzona: sfida ad armi pari

Il Plr nel 2017 aveva rinunciato rinviando tutto di tre anni, oggi si ripresenta con precisione matematica: ma il pallottoliere non dice tutto

Dalle pacche alla sfida aperta il passo è breve (Ti-Press)
23 aprile 2021
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Era il 5 aprile 2017 quando l’ex sindaco giubiaschese liberale radicale Andrea Bersani comunicava in conferenza stampa la rinuncia a sollecitare un voto di ballottaggio nella neonata Bellinzona aggregata contro il plebiscitato sindaco socialista Mario Branda. Primo motivo, aritmetico: la locomotiva Branda, forte anche dell’apporto ambientalista, lo aveva nettamente superato raccogliendo 1’299 voti personali in più nonostante la sua lista fosse sotto del 9% rispetto a quella del Plr. Secondo motivo, di politica interna, che è una conseguenza del primo: l’assenza di una garanzia di totale sostegno dei vertici sezionali di fronte al forte rischio di subire una batosta da super Mario. Tutto ciò confluiva in una presa di coscienza collettiva secondo cui non era il momento opportuno. «Con senso di responsabilità» il Plr decise che, citiamo le parole pronunciate allora dal presidente Marco Nobile, «la sfida viene lanciata ma solo fra tre anni. Per il momento facciamo un piccolo passo indietro per poi prendere la rincorsa in vista della prossima legislatura».

Detto, fatto. Nel 2021, ritiratosi Bersani e ancora Nobile a gestire la sezione, la macchina liberale radicale con al volante Simone Gianni sfida oggi Branda, dalla cui locomotiva sono nel frattempo scesi i Verdi che hanno optato per la lista d’opposizione. L’aritmetica dice che Branda ha perso duemila voti personali e che Gianini ne ha raccolti 66 in più, ciò che li pone a una distanza di sole 67 lunghezze. Inoltre nel panachage Branda al primo turno ha raccolto fra i liberali 1’242 voti, mentre Gianini dall’Unità di sinistra ne ha ottenuti un terzo. Se al secondo turno i rispettivi elettori risulteranno fedeli ai partiti di riferimento, Gianini potrebbe aggiudicarsi agevolmente la partita. Tuttavia la lista senza intestazione domenica ha premiato Branda con un distacco di circa 600 voti. Branda che ne ha raccolti 140 in più dal Ppd e 190 in più da Verdi/Fa/Mps/Pop, mentre per Lega/Udc le cifre si equivalgono. Ppd e Lega/Udc che potrebbero a questo punto fare da ago della bilancia.

Fuor di pallottoliere, il messaggio uscito chiaramente ieri dalle bocche di Nobile e Gianini è rivolto al popolo liberale radicale, affinché si compatti affidandosi ai principi che lo stesso candidato alla carica di sindaco ha ricordato: più libertà e responsabilità individuali, un po' meno Stato inteso come meno Comune. D’altronde controproducente sarebbe per il Plr speculare su un’uscita di scena di Branda in corso d’opera, ossia alle elezioni cantonali 2023, perché mancherebbero le premesse più sane per mettersi con tutti i crismi al timone della capitale. Sul fronte opposto un’osservazione pertinente arriva dalla presidente del Ps cittadino, Martina Malacrida Nembrini, secondo cui Branda pur non appartenendo al partito di maggioranza relativa «è il sindaco di tutti» perché «nelle ultime due legislature ha saputo imprimere all’Esecutivo una modalità di lavoro condivisa, coesa, a favore di progetti necessari alla collettività e alla crescita di Bellinzona», sebbene non immuni da forti critiche.

Nel 2017 Bersani, con un velo di amarezza, lamentava l’assenza di una bicicletta che fosse all’altezza della competizione; oggi gli sfidanti giocano ad armi più o meno pari. La vittoria al fotofinish sarà questione di una manciata di voti. Poi si tratterà di capire chi, o cosa, uscirà veramente sconfitto.

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