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Il folletto, la fatina e il druido. Ma il fantasy è reale

A Locarno una concomitanza di fattori – prima fra tutti l'entrata col botto dei Verdi – provoca un cataclisma che cambia gli equilibri il Municipio

Il nuovo Municipio di Locarno. Da sinistra: Giovannacci, Cotti, Scherrer, Buzzini, Zanchi, Lunghi e Pini
(Ti-Press/Golay)
20 aprile 2021
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Il folletto, la fatina e il druido giungono nel bosco locarnese portati da una potente folata di vento. Il primo, di verde vestito, per quanto apparentemente gracile, dimostra una forza da leone e con una zampata agguanta subito un fungo dal cestino altrui. La seconda, anima gentile ma dal carattere forte, con un repentino colpo di bacchetta instilla il dubbio che le cose debbano cambiare già alla radice. Il terzo, prima colpito da un apparente maleficio, dimostra che con la pozione giusta ogni fantasmagoria è possibile.

Nel fantasy molto reale di Palazzo Marcacci le novità arrivano tutte assieme e provocano un piccolo cataclisma. Quella principale è l’entrata, con il 12,2% dei voti di lista, dei Verdi, addirittura del tutto assenti 5 anni fa. Quasi per paradosso piazzano però in Municipio un “ex”, oggi Indipendente: Pierluigi Zanchi, per altro ecologista della prima ora.

Un’apparizione tanto abbagliante, quella vermiglia, da riuscire ad accecare chi ha già qualche problemino di vista. Ne sanno qualcosa i Ppd di “Per Locarno”, che conservano il solo seggio di Giuseppe Cotti, imprevedibilmente tallonato dal suo stesso presidente sezionale Alberto Akai, e salvato grazie a una provvidenziale iniezione di voti di panachage. La regressione di partito è minima (1,6%) ma sufficiente, nella nuova ripartizione dei seggi, per dimezzarne le forze nell’esecutivo. Forza percentuale che decresce anche per la Sinistra Unita (Ps-Pc-Pop-ForumAlternativo), la cui nuova municipale Nancy Lunghi si è presentata auspicando non solo molta più determinazione sul dissestato sentiero aggregativo, ma anche una revisione globale dei Dicasteri. In questo senso sarà interessante verificare in quali termini e tempi la volontà di rinnovamento più volte evocata a sinistra – anche a costo di farsi male, prima chiamando in causa, poi accantonando profili forti come l’ex municipale Bruno Cereghetti – riuscirà a esprimersi anche fuori dall’androne di casa.

Poi c’è l’autentica magia di Nicola Pini, politico per vocazione, ancora relativamente giovane ma già forte di ruoli di responsabilità a livello cantonale (e forgiato da una sconfitta nella sua rincorsa al Consiglio di Stato nel 2015, che non può essere stata indolore). Nel tribolato cammino di avvicinamento alla stanza locarnese dei bottoni, il druido di cui sopra ha affrontato e superato sia i rovi di innegabili divisioni interne alla sezione, sia il clamoroso sorpasso del principale avversario Simone Merlini, catapultato sulla sedia liberale radicale dopo l’improvviso abbandono di Niccolò Salvioni.

Dalla prima è uscito con qualche graffio – e il disinfettante giusto dovrà trovarlo in primo luogo la sua stessa sezione di partito –; dal secondo con un’accelerata da doping elettorale, se con questo intendiamo una campagna fatta di minuziosa attenzione ai dettagli e capacità di vendere i propri “atout”, il cui peso specifico non appare oggettivamente di poco conto.

Un discorso, quello dell’intrinseca abilità nel promuovere se stesso, applicabile anche e in primo luogo al sindaco Alain Scherrer, che senza troppo sbracciarsi è tornato 5 anni dopo a lambire quota 4’000 voti personali, affermando un primato cittadino che gli si è appiccicato addosso quasi suo malgrado.

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