Commento

Il punto di vista di Dio

In epoca di 'domande ultime' bisognerebbe diffidare delle risposte pronte

11 aprile 2020
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Che cosa pensi Dio di tutto questo converrebbe, potendo, chiederlo a lui. Che tuttavia tace. Il suo silenzio – evocato già all’indomani della Shoah e oggi, parrebbe, dalla solitudine di papa Bergoglio in una Piazza San Pietro deserta – è comunque preferibile a molte delle parole che si ascoltano in proposito, probabilmente anche queste.

Ma alla fine della settimana più importante dell’anno per i cristiani può tornare utile ragionare sulle cosiddette ‘domande ultime’ e sulle risposte fornite dall’irruzione del sovrannaturale nei pensieri diffusi sulla devastazione portata dal coronavirus nella nostra parte di mondo, e da quel grottesco surrogato di fede che sono i complottismi e le ‘verità nascoste’ che qualche illuminato si perita di diffondere via internet.

Affermazioni e ragionamenti (quando tali sono) che scontano un peccato originale: il ritardo con cui tali domande vengono poste. Forse che ‘prima’ il mondo andasse bene? Che le disparità economiche non gridassero meno vendetta? Che quindicimila bambini non morissero ogni giorno per fame e denutrizione? Che la devastazione ambientale fosse ignota ai più? O che l’artificiosità di un concetto e di una pratica di “benessere”, principalmente finanziario, non fosse sin troppo evidente? Il virus ha rotto un modello ‘virtuoso’ o ne è stata l’estrema e rivelatrice manifestazione? Su un giornale è apparsa una vignetta: un europeo ben vestito si rivolge a un africano piuttosto malmesso dicendogli “beato te che almeno non devi cambiare vita”.

Ora che tocca a noi, fioccano le domande ultime (o piuttosto ‘di circostanza’). È persino normale, ma le risposte possono fuorviare. Soprattutto, ed è una costante in tempi di sventura, quelle che si pretende di avere da un Cielo che ci sovrasta e ci danna quando ritiene il caso.

Per questo è appena il caso di rilevare la poca o nulla differenza tra l’ammonimento degli invasati megafoni dell’islam radicale (secondo cui il virus colpisce un “Occidente infedele”) e quello dell’integralismo cristiano, non esclusivamente cattolico, interessato soprattutto a capitalizzare consenso e soldi. Da un Bolsonaro che risolverebbe tutto con una bella e grande preghiera alla maniera dei pentecostali a un Salvini che reclamava chiese piene per Pasqua, raccomandando comunque l’Italia al cuore immacolato della Madonna. Quella di Medjugorje, certo, alla quale si è pur rivolto il direttore di Radio Maria don Livio Fanzaga, la cui diagnosi, facilmente reperibile su youTube, è chiara: lo ‘spirito anticristico’ della nostra epoca ha portato a ciò che la Vergine aveva predetto alla veggente Mirjana. Del resto, ha avvertito il confuso Torquemada brianzolo, il fatto che nel nome del virus compaia “corona” è una conferma del bisogno di recitare rosari, consapevoli che Dio “sta usando la mano leggera”. Cialtronate e cinismo che si definirebbero da sé, non fosse che raggiungono e risultano credibili a milioni di persone.

D’altra parte è vero che la via del silenzio richiede un passo sicuro, per fare della propria debolezza una risorsa. E dunque non è da tutti: lo è, per chi ci crede, di Dio. Non che questo consoli: Dio, ha detto un teologo non scontato come Alberto Maggi, “non può” fermare la pandemia, né “può cambiare il corso della storia, ma può dare all’uomo la sua forza per viverla”.

È infatti meglio che siano gli uomini a occuparsene. Senza dèi dietro i quali nascondersi.

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