Commento

Omicidio di Viganello: pensioni refugium peccatorum...

Il delitto di Viganello riapre gli interrogativi di sempre. Perché certi fatti avvengono anche da noi

Occhi puntati (Ti-Press)
19 dicembre 2019
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L’omicidio, anzi l’assassinio, di Viganello, maturato in situazioni di profondo disagio sociale, ripropone la domanda di sempre. Qui da noi si sta bene, viviamo in un Paese sicuro, ma quanto sono evitabili simili situazioni – in vero eccezionali – che ci fanno rabbrividire? Probabilmente non sono evitabili più di quel tanto, fanno parte della vita che in certi momenti e in talune realtà sociali, complice la violenza che scatta, può anche scappare di mano e volgere al peggio. E non necessariamente ciò avviene solo nelle grandi e anonime città.

No, succede anche da noi.

A Pregassona in mezzo ai rifiuti

Nell’autunno del 2018 a Pregassona in un palazzone venne scoperta una famiglia con figli anche in età scolastica che vivevano in un appartamento non isolato dagli altri in mezzo ai cani (allevati per esser venduti) e ai rifiuti. Muri che rilasciavano odori nauseabondi. Un altro caso di violenza, in quel caso su minori. Ci si chiese se i vicini di appartamento, la scuola, l’autorità regionale di protezione sapessero e cosa avessero fatto negli anni. In quel frangente più occhi avrebbero potuto (forse? molto probabilmente?) accorgersi della situazione di grave degrado. Siccome i ragazzi erano minorenni il segreto delle autorità e il silenzio furono impenetrabili. Un caso mai visto prima che fece comunque parecchio discutere per le possibili responsabilità a più livelli. Il capodicastero Lorenzo Quadri annunciò allora per i mesi successivi (eravamo nel mese di settembre del 2018), uno studio sulla povertà per cercare di capire meglio. Buona idea, ma ora è trascorso un anno abbondante: a che punto siamo?

La miseria umana

L’assassinio di martedì sera a Viganello è un po’ diverso dal caso del palazzone di Pregassona: accende i riflettori su un’altra fetta di miseria umana che pure esiste e che in parte incrociamo quando veniamo in contatto con chi vive – se abbiamo ben capito – di espedienti per assecondare le proprie dipendenze. Un mondo fatto di persone che qualche ora prima postano una foto assieme e qualche ora dopo… l’uno è morto massacrato di botte e l’altro è in manette e sotto inchiesta! Il tutto, fra l’altro, è avvenuto in una ‘pensione refugium peccatorum’ dell’assistenza e di altri servizi sociali che fra una manciata di giorni verrà demolita. Non fosse successo il fatto di sangue, chi se la ricorderebbe?

Disinnescare i principi d’incendio

Impossibile per noi dire se i vari servizi del Cantone e del Comune, chiamati a cercare di evitare simili derive, siano sufficienti e come abbiano agito nel caso concreto. Ma per lanciarsi in qualsiasi tipo di ragionamento occorrono dati che forse potremmo ottenere con l’atteso studio sulla povertà. Di certo la radiografia sociale aiuterà le autorità a compiere scelte politiche meglio adeguate alle varie e vere emergenze registrate.

Intanto chi è operativo consiglia di monitorare le situazioni a rischio come quella della pensione introducendo, se già non ci sono, operatori di prossimità e personale specializzato in loco. Che di solito possono aiutare a disinnescare qualche principio d’incendio. Di solito…

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