Il rosario, la Madonna. E non una qualsiasi: quella di Medjugorje

Il rosario, la Madonna. E non una qualsiasi: quella di Medjugorje. A parte la smaccata, empia strumentalizzazione delle immagini religiose da parte di Matteo Salvini (ancora più spudorata del dio che “ti vede” nella cabina elettorale, di epoca democristiana) è importante prestare attenzione alla non casualità della sua esibita devozione. La coerenza della sua “fede” con il discorso dell’estrema destra che bestemmia mentre intinge le dita nell’acquasantiera.
Le “apparizioni” mariane ai soliti tre fanciulli – sulle quali la stessa Chiesa cattolica non ha sciolto tutti i propri dubbi – sono state a un tempo lo sfondo ideologico della pulizia etnica operata dalle bande croate dell’Ezegovina, e l’esca di un colossale, cinico imbroglio ai danni delle molte persone, non solo cattoliche praticanti, che negli anni delle ultime guerre balcaniche erano convinte di inviare aiuti alle vittime del conflitto, finendo per foraggiare le mafie armate che con indosso una divisa la facevano da padrone a pochi passi dalla Mostar “musulmana” ridotta in macerie.
La devota ideologia che nel culto mariano di Medjugorje ha trovato un eccezionale veicolo propagandistico non venne partorita dalla guerra serbocroata del 1991; ne fu semmai uno degli elementi scatenanti, figlia com’era (com’è) di quel cattolicesimo croato che nel corso della seconda guerra mondiale si riconobbe senza ritegno nelle imprese degli ustascia, nel verbo del duce Ante Pavelic. Ancora nel corso della disgregazione Jugoslava, le parole uscite dalla bocca del clero croato (non tutto, ma quello che determinava le condotte dei “fedeli”) riecheggiavano quei discorsi. Chi volesse riandare alle cronache di quegli anni leggerà dei francescani che benedivano la soldataglia in partenza per Mostar, dove era in corso la campagna di “derattizzazione”, la nuova crociata contro i musulmani che da secoli vi abitavano. E per Salvini, Lepanto, Medjugorje e le manifestazioni contro le moschee in Lombardia fanno evidentemente blocco ad maiorem Dei gloriam. Se fosse coerente, dovrebbe infilarci anche Srebrenica 1995, ma non sa bene che cosa vi accadde e sapendolo non oserebbe…
Quanto all’industria mariana di Medjugorje, so che non sta bene, ma devo parlarne in prima persona, avendone avuto esperienza diretta. Dei convogli di aiuti che vi giungevano (in un’irreale enclave di ordine e ricchezza, e quel chiesone, dopo avere attraversato un territorio devastato), inviati da parrocchie e Ong, piccole e grandi, di ispirazione cattolica, una gran parte finiva diritta nelle residenze dei “comandanti” della difesa locale. Gente che non si faceva scrupoli, né fingeva di non essere al vertice del mercato nero. Un mitra in spalla, il crocifisso fermato sulla mostrina e la spilla della madonna sul petto. Sullo sfondo, all’ora della serale “apparizione” di Maria, il suono di un temporale distante: il lavoro incessante dell’artiglieria che finiva il lavoro a Mostar.
Quella è la Madonna che guida il devoto cuore di Salvini. Quella, o, in alternativa, la Vergine alla quale la ’ndrangheta prodiga offerte e preghiere nelle terre in cui l’ex ministro dell’Interno era sceso a farsi eleggere. Amen.