Commento

Auspici e realtà, c’è differenza

(Davide Agosta)
17 agosto 2017
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La democrazia è bella anche perché esigente e si basa su un gioco di equilibri non sempre di facile interpretazione. Il che non gioca a favore della trasparenza e a volte genera sgomento. Ma è il prezzo da pagare perché non ci sono risposte facili a domande complicate e chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire. Ieri il Consiglio federale ha decretato la conformità al diritto superiore dell’articolo costituzionale ticinese approvato dal popolo quasi un anno fa per proteggere la manodopera residente in Svizzera. Al contempo lo stesso governo federale precisa che nulla osta in quanto “si tratta di obiettivi che non sanciscono diritti e doveri di singoli né prevedono mandati legislativi concreti”. Insomma, si sarebbe di fronte a “semplici” auspici, più che legittimi ma di difficile attuazione perché poco concilianti con alcuni trattati internazionali (l’Accordo sulla libera circolazione delle persone) ma anche con alcune leggi federali, come quella sul lavoro.

Riassumendo, il principio auspicato è conforme alla Costituzione federale – anche perché in armonia con l’articolo 121a – ma la sua attuazione legislativa cozza contro il diritto federale (che si traduce appunto con le leggi). Una contraddizione apparente, che certo non può sfuggire. Apparente appunto. Molta “antipolitica” è generata anche – e forse soprattutto – dalla complessità del meccanismo che regola la nostra quotidianità. Ciò che è bene e ciò che è male. Oggi è pressoché obbligatorio conciliare le scelte locali con altre più complesse. Forte e contraddittorio è il sentimento di non pochi cittadini europei che constatano la pochezza del proprio Stato a fronte dell’Ue e ancor più frustrante – per la nostra storia – è il sentimento dei cittadini svizzeri abituati da sempre a mediare molteplici interessi e oggi costretti a reggere l’urto pesante dell’Unione europea su non pochi aspetti dell’attività quotidiana. Il mondo è più complicato, sia perché meno comprensibile sia perché interconnesso con connettori differenti. Eppure la democrazia elvetica è avanzata e stabile, proprio perché sa distinguere fra valori e applicazione realistica degli stessi. Fra diritti e concordanza delle scelte. Guai confondere gli ambiti. È un complesso – e magari a volte incomprensibile – equilibrio che tiene conto da sempre delle differenze fra regione e regione, fra cultura e cultura. È un processo magari lento che non vuole, di principio, penalizzare nessuno. Nel senso che tutto è permesso salvo ciò che è vietato. E non il contrario come capita negli Stati accentratori. Può sembrare ipocrisia, in realtà è virtù rara che va alimentata costantemente.

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