Commento

Aiutare, così sì e così no

16 giugno 2016
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È interessante analizzare la campagna che ha da poco lanciato la Città di Lugano per affrontare il crescente fenomeno dell’accattonaggio, evidenziato dall’aumento del numero di minori che elemosinano soprattutto in talune strade (cfr. servizio a pagina 16). La squadra del comandante Roberto Torrente ha deciso di mettere in guardia la popolazione sul fatto che spesso il fenomeno dell’accattonaggio è purtroppo abbinato a quello dell’illecito sfruttamento di minori, di disabili, di donne in stato di gravidanza, nonché di anziani. Aspetto grave da non ignorare, perché, offrendo soldi, si finisce per alimentare e rafforzare la catena nascosta dello sfruttamento. E più si alimenta il ‘turismo della questua’, più chi è inviato (spesso dalla vicina Lombardia) a mendicare si impossessa di altri angoli della città. Quindi è giusto chinarsi con decisione sul problema. A fare la differenza è però ora l’approccio informativo scelto dalla polizia, che potrebbe benissimo agire con la sola repressione, fermando e allontanando gli accattoni e cercando di scoprire chi si cela dietro di loro. L’originalità del ‘nuovo’ approccio alla problematica sta in particolare in due proposte. La prima nel lancio della campagna con cartelloni ad hoc e due messaggi brevi e chiari: ‘Non donare denaro per strada’, ‘Rischi solo di riempire le tasche di qualche organizzazione criminale’. Messaggi forti, che fanno riflettere l’uomo della strada. Perché quei soldi regalati, che ci permettono di farci sentire un po’ più buoni, dove vanno poi a finire? Non si può più non domandarselo. Ma non è abbastanza vietare, tant’è che lo slogan continua, suggerendo al cittadino, che vorrebbe tanto ‘sdebitarsi’ un pochino nei confronti di chi è molto meno fortunato, che può comunque fare qualcosa. Cosa? ‘Se un mendicante ti chiede soldi’ – sta scritto ancora sui cartelloni – ‘offrigli cibo o sostieni chi lo può aiutare’. Dietro alla mossa tattica di donare cibo (e non soldi), spiega la polizia, c’è la constatazione che, chi è sfruttato dal racket, non accetta null’altro se non soldi e, pur dicendo di avere fame, rifiuterà anche un pezzo di pane. Questo perché sa che il suo operato per strada verrà valutato unicamente in base al denaro che riuscirà a portare a casa la sera. Denaro che verrà, però, sistematicamente immagazzinato da chi sfrutta e mantiene in uno stato di moderna schiavitù altre persone. Quindi, più noi alimentiamo il flusso, più crescerà e più si moltiplicheranno le situazioni di dipendenza. Ma non è tutto. Ed ecco la seconda proposta. Siccome non basta offrire del cibo per cercare di disincentivare l’accattonaggio, vanno anche aiutate quelle realtà locali che sono già presenti sul territorio e che ben sanno quali siano le vere emergenze quotidiane. Così il passo compiuto dal Municipio, sotto la vigilanza del capodicastero e vicesindaco Michele Bertini, si avvale anche dell’aiuto di due associazioni da sostenere economicamente: il Centro Bethlehem – mensa sociale – e l’Associazione Antenna MayDay, già operativi fra i bisognosi. È importante che la popolazione segua le indicazioni della campagna, perché in questi casi la sola repressione porta a ben poco. Vanno spezzate le catene a monte, che di certo in modo inconsapevole rinsaldiamo regalando qualche spicciolo. Ora sappiamo, se vogliamo dare un contributo in denaro ai poveri che ci vivono accanto, a chi possiamo versarlo. Unico neo: l’uso, nella cartellonistica, di immagini di minori, che vanno sempre tutelati.

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