Commento

Blocher sulle orme dei Le Pen 

22 aprile 2015
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La famiglia Blocher rilancia. Dopo aver detto a più riprese di non essere attratta dalla politica la figlia maggiore del fondatore dell’Udc moderna, chiamiamola così, ha cambiato idea ed ha deciso di scendere in campo, come avrebbe detto il Berlusconi dei tempi migliori. Magdalena Martullo-Blocher sarà candidata al Consiglio nazionale, non sulle liste zurighesi ma su quelle grigionesi del partito, nella patria di Eveline Widmer-Schlumpf la cui elezione fu decisiva per estromettere proprio Christoph Blocher dal Consiglio federale. E questo invero cambia poco nella sostanza delle cose, anche se si potrebbe disquisire su una operazione che parrebbe assumere valennze simboliche. Perché la figlia del tribuno zurighese, dopo aver detto no a più riprese, ha cambiato idea? È questa la vera domanda da porsi, al di là della scelta geografico-territoriale. Una risposta è quella fornita dal collega di ‘Le Temps’ Bernhard Wüthrich per il quale l’Unione democratica di centro è alla spasmodica ricerca di ‘leader’ forti dopo l’uscita di scena del suo padre padrone il quale, dopo essere stato escluso dal Governo, se ne era pure andato sbattendo la porta dal Parlamento. Tempo perso quello passato alle Camere perché a contare è la volontà del popolo, disse papà Christoph al momento di lasciare. Un tempo talmente sprecato che ora, nonostante i grandi impegni legati alla conduzione del potente gruppo che lega la famiglia alla Ems-Chemie (così dice lei), è la figlia a dirsi pronta a seguire le orme paterne. L’Unione democratica di centro ha bisogno di capi carismatici, come tutti i movimenti populisti sorti a partire dagli Anni 80 e, uscito almeno in parte di scena il grande vecchio, non è stato trovato finora un sostituto portatore di un analogo carisma. E, allora, come ha fatto Le Pen facendosi poi cogliere come i bambini con le dita nel barattolo della marmellata, perché non la figlia? Oltretutto Magdalena, già per le sue funzioni professionali, impersona la figura di dirigente di quella classe imprenditoriale che fatica a stare al passo con le posizioni dell’Udc, partito che a sua volta si è sempre proclamato difensore degli interessi dell’economia. Lo conferma, ad esempio, la posizione di Economiesuisse sui Bilaterali e sul 9 febbraio, orientamento non certo in linea con il partito che rimane il più votato in Svizzera. Non solo. Vi sono operatori che, come è stato il caso del costruttore di treni Peter Spuhler (uomo di indubbio successo in ambito industriale), si sono discretamente defilati. Ma quello di Spuhler non è l’unico esempio. Se ne potrebbero citare altri. L’Udc blocheriana, dopo aver conquistato le simpatie dell’elettorato in nome della sovranità popolare, cerca ora l’appoggio del mondo economico. Potrebbe essere letta in questo senso la mossa di Blocher per conservare, ad ottobre, quei consensi che potrebbero andare (o tornare) al Plr della gestione Müller il quale, pur non disdegnando i legami storici del suo partito con la Bahnofstrasse, ha riscoperto la necessità di mobilitarsi anche sulle piazze. E i risultati sembrano per ora dargli ragione nei Cantoni. Quanto basta per spingere l’Udc a passare al contrattacco giocando il ‘jolly’ di Magdalena, destinata a diventare la Marie Le Pen elvetica. Quanto basta anche per frenare l’erosione di voti con la quale, dopo aver raggiunto i massimi storici, sembra confrontato il partito di Blocher e Brunner.

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