‘Resta di stucco è un barbatrucco’ è una frase che noi, ormai attorno ai cinquanta, abbiamo impresso nella memoria: un ricordo di quando la tv iniziava a mandare in onda i suoi programmi con la signorina buonasera che solo nel tardo pomeriggio annunciava l’inizio delle trasmissioni e i cartoni li vedevi un paio di volte a settimana. L’appuntamento canonico era quello del sabato sera con Scacciapensieri. Se lo mancavi, per fare il pieno dovevi attendere il prossimo sabato. Non so dire se fra le offerte tv della Tsi ci fossero già a quel tempo anche loro, i Barbapapà, ieri rimasti orfani del loro inventore (cfr. pagina 22). Ma ricordo che già allora avevano raccolto un grande successo fra i più piccini. Un successo che continuano a raccogliere ancora oggi, pur subendo la concorrenza di altre offerte marcatamente consumistiche. Perché mai tanto longevi? Perché sono cartoni animati che, come la mitica Pimpa, hanno ritmi lenti e permettono quindi ai piccoli spettatori di seguirli e anche di capirli. La simpatica Barbafamiglia punta su soggetti cari ai piccoli, che hanno bisogno di essere rassicurati: la tribù, unita e presente, con le due figure paterna e materna sempre al fianco e al fronte. E i figli, tanti figli di colori diversi, tutti indaffarati in mille attività: dalla pittura, alla lettura, alla ginnastica, al canto, alle scienze, allo sport… E poi vi sono i temi di fondo delle varie serie che non sentono l’età: si pensi ad esempio alla lotta per la salvaguardia dell’ambiente naturale dalle ruspe incombenti (e alla fine soccombenti), che distruggono la casetta accogliente dei Barbapapà e costruiscono un palazzone freddo e anonimo. Si pensi al tema dell’inquinamento dei fiumi e dei laghi e la lotta per la sopravvivenza degli animali. Insomma, a ben guardare, si tratta di cartoni animati formativi, che mirano a insegnare come ci si deve comportare nella vita di tutti i giorni, in particolare nel rapporto con l’ambiente che ci circonda. E scusate se è poco. Insomma, a quasi cinquant’anni di distanza, le strane creature mantengono tutta la loro attualità. Cosa si consiglia infatti di proporre ai figli? Di fare ginnastica in qualche società, di imparare a suonare uno strumento, di leggere un libro, di disegnare... In fondo è quello che fanno in concreto i Barbapapà. E cosa auspicano i figli? Di avere genitori che rispondano presente. E cosa ci si aspetta dall’ambiente? Che sia sano e che il cemento non lo soffochi. Ora che siamo diventati noi a nostra volta genitori, ci accorgiamo però di una cosa: che li abbiamo un tantino traditi. I divorzi sono in netta ascesa, l’ambiente non è particolarmente in forma e tanti stupidi giochini dentro uno schermo soppiantano le attività creative. Ma loro, i Barbapapà, sono ancora lì a ricordarci le cose importanti della vita. E i nostri figli che frequentano l’asilo, o i primi anni delle Elementari, quando sfogliano un libro di barba-avventure continuano a restare di stucco. Come a volte lo restiamo anche noi di fronte alle ficcanti osservazioni di chi si sta affacciando sul mondo, ne indica le contraddizioni e le incoerenze e non sa (ancora) cosa sia l’ipocrisia.