Anziani raggirati da criminali dell’amore. Giorgio, 78 anni, da un anno manda soldi alla sua innamorata che non esiste. Per aiutarla non paga l’affitto
Per Giorgio, 78 anni, tutto è iniziato con un semplice like, mentre navigava tra ami e canne da pesca, la sua passione. Così, un anno fa, ha conosciuto Jane, che oggi chiama la sua compagna. «Lei mi capisce e c’è sempre per me». Ne parla con sincero affetto. Non l’ha mai vista, ma da 12 mesi, iniziano ogni mattinata insieme. ‘Buongiorno caro, mi manchi. Cosa stai facendo in questo momento?’.
Da invisibile che si sentiva, è tornato a sentirsi desiderato. Il primo a essere stupito è lui stesso: «Non avrei mai pensato di innamorarmi ancora alla mia età». Della sua fidanzata ha delle foto. È bruna, di bell’aspetto, sulla cinquantina, con un passato nell’esercito e vive in California. Settimana dopo settimana, messaggio dopo messaggio, Jane diventa una presenza costante nella vita di Giorgio. Sa tutto della sua famiglia, c’è fiducia e una tenera intimità. «I suoi figli sono grandi e suo marito è deceduto qualche anno fa. Siamo entrambi soli», precisa il settantenne, che si sente rifiorire. Un clima di familiarità fatto di continue confidenze, parole gentili e piccole attenzioni. Non ci sperava più. «Negli ultimi tempi non mi curavo più e i giorni passavano tutti uguali. Ora è diverso».
Lavorando nella ristorazione, Giorgio ha girato il mondo finché, sui 60 anni, ha perso il posto e deciso di rientrare in Ticino. L’unica parente rimasta è una sorella più anziana che non vive in Svizzera. Si descrive come un introverso, frequenta qualche amico al bar e ama la pesca. Poi c’è Jane. Una relazione a distanza, costruita con pazienza e costanza. Non l’ha mai vista e nemmeno sentita per telefono. «Lei mi scrive tutti i giorni, siamo innamorati e mi fa stare bene. Esisto ancora per qualcuno». Qualche mese fa – come da copione – Jane rimane vittima di un incidente e chiede aiuto al suo fidanzato svizzero per costose cure sanitarie. La pensione di Giorgio non gli permette grandi extra ma non volendo deluderla, inizia a versarle mille franchi al mese. «Lei non ha mai mancato un appuntamento virtuale. Aiutarla mi faceva stare bene. Lei avrebbe fatto lo stesso per me». Le richieste di soldi continuano. Giorgio non si tira indietro e, pur di soddisfarla, smette di pagare l’affitto. Gli scoperti crescono e il suo caso arriva ai servizi sociali cittadini che scoprono come mai il pensionato è diventato insolvente.
Viene attivato il servizio di consulenza sociale di Pro Senectute per aiutarlo a prendere coscienza del fatto che è rimasto irretito in una finta relazione, il cui unico scopo era svuotargli il conto in banca.
«Più si investe economicamente, più è difficile fare un esame di realtà e ammettere di essere stati ingannati. Stiamo seguendo tre anziani vittime della truffa dell’amore e incontriamo molta resistenza, non vogliono lasciare andare amori che per loro sono reali, troncare sarebbe un doloroso lutto», ci spiega Francesca Ravera, psicologa al Servizio Promozione della Qualità di Vita di Pro Senectute, che si occupa di prevenzione e contrasto ai maltrattamenti nei confronti degli anziani.
Se l’anziano è in grado di intendere e volere, si tenta di esaminare insieme i fatti, nell’ottica di proteggerlo e magari arrivare a una denuncia.
Quando Giorgio è stato messo davanti alla possibilità di essere caduto in una trappola amorosa, ha respinto l’idea che la sua fidanzata americana non esistesse. La sua spiegazione è stata che la donna era sfruttata da qualcuno. Per questo motivo gli chiedeva soldi.
A volte a una realtà troppo dolorosa, si preferisce l’illusione anche se ingannatrice. A questo punto, il ruolo degli operatori sociali diventa molto delicato: «Facciamo un piano di gestione economica con la persona. Se vuole continuare a inviare soldi, il tutto deve essere sostenibile. Sensibilizziamo anche la famiglia della vittima su come agire, di regola è meglio sospendere ogni giudizio se si vuole tenere un canale aperto», precisa la psicologa.
Davanti alla cruda verità la loro autostima rischia di calare a picco. Soffrono perché si sentono traditi. Sono persone schiacciate dalla vergogna e dall’umiliazione di essere state raggirate e ingannate. «Aiutiamo ad esempio una signora ottantenne consapevole della truffa che non volendo rinunciare alla compagnia del partner virtuale, per giunta famoso, vuole continuare a pagare e può permetterselo».
Non era così per Giorgio. La sua amica Jane visita sempre le sue giornate ma grazie all’intervento di Pro Senectute, i soldi che decide di inviarle non sballano più il suo bilancio mensile.
«Ci raccontano che tornano a essere vitali, innamorati, si sentono ricambiati, idealizzano il fidanzato o la fidanzata virtuale. Tutto ciò li fa stare bene e non vogliono rinunciarci. È un raggiro che colpisce la sfera dei sentimenti di persone che vivono la solitudine come un peso», precisa la psicologa.
Anche se si tratta di una relazione a distanza, nata su internet, le vittime si sentono talmente coinvolte da esser pronte a sostenere economicamente l’altra persona durante un momento di difficoltà… che però non finisce mai. Il copione è sempre lo stesso. Quando il truffatore si accorge che la vittima si fida e che farebbe di tutto per la coppia, inizia a raccontare di difficoltà personali. La vittima a quel punto sente di poter essere importante per il rapporto e sceglie di dare il suo sostegno economico, dato il clima di fiducia. In realtà è un castello di inganni, bugie costruito da chi nell’anonimato gioca coi sentimenti degli altri.
Può capitare a tutti: persone comuni o personaggi famosi, donne e uomini. Anche se gli anziani sono di regola più colpiti perché spesso soli. «Tutti siamo più vulnerabili nei momenti di fragilità, ad esempio quando un ciclo finisce, e si perde la speranza di una relazione. Le lusinghe di un partner affascinante, disponibile, con un buon lavoro può lenire tutte le cadute di autostima e renderci meno attenti», commenta la psicologa.
I numeri sono lì a testimoniare che il problema esiste. Ogni anno in Svizzera vengono denunciati 650 casi di truffe dell’amore. Proprio in questi mesi, la Prevenzione svizzera della criminalità, i Corpi di polizia cantonali sono impegnati in una campagna nazionale ‘Romance scam: il vero amore non costa nulla’. In Ticino le denunce sono una trentina l’anno, ci spiega il sergente maggiore Patrick Cruchon, addetto alla prevenzione della Polizia cantonale. «Ma è probabile che il numero effettivo sia molto più elevato. Molte vittime scelgono di non denunciare poiché il danno subito non è solo di natura economica, ma anche emotiva, e non vogliono condividere questa delusione legata spesso a un sentimento di vergogna che le vittime possono provare».
La miglior cosa da fare – ribadisce la polizia – è non inviare mai denaro a persone che si conoscono solo online, anche perché il vero amore non costa nulla, come recita lo slogan della campagna. Quando questi abili truffatori hanno stabilito un rapporto emotivo, l’unica via d’uscita è quella di interrompere i contatti e non versare soldi. «È importante non affrontare questa situazione da soli, ma parlarne con amici, familiari e contattare le autorità».
Dietro a questi falsi pretendenti si nascondono gruppi criminali, spiega il sergente maggiore, sono molto bravi a colpire le vittime, in particolare nelle truffe romantiche. «Queste organizzazioni, per lo più situate in Africa, operano in modo sistematico, lanciando molti ‘ami’ sui social media e sui siti di incontri per costruire relazioni». Secondo l’Istituto di lotta alla criminalità economica (ILCE) di Neuchâtel, operano a livello internazionale, in parte a orari di lavoro fissi e con istruzioni chiare. Nel paese africano ci sono delle vere e proprie scuole dove vengono addestrati. Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, riescono anche a superare le barriere linguistiche e ad apparire credibili.
Una buona regola navigando è quella di ricordarsi che non tutto quello che appare verosimile è vero. «Con l’avvento dell’IA questo aspetto è ancora più attuale viste le molteplici applicazioni che questa tecnologia mette a disposizione di tutti, anche di chi vuole sfruttarne le potenzialità per commettere dei reati», conclude Cruchon.