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'Mi annoiavo, ho bruciato 50'000 franchi nei casinò online’

A 16 anni, le scommesse sportive. A 18 anni, la roulette. Poi i casinò online. ‘Spendevo tutto il salario di apprendista e ho fatto molti debiti’

A 16 anni, le scommesse sportive. A 18 anni, la roulette. Poi i casinò online. ‘Spendevo tutto il salario di apprendista e ho fatto molti debiti’

6 marzo 2025
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«Mi annoiavo, mi sentivo vuoto dentro». È l’amara considerazione di tanti giovani dopo aver fatto fuori i loro risparmi in scommesse sportive e altri giochi d’azzardo online. Il conto svuotato e la noia, che dopo una botta di adrenalina, diventa angoscia. Gli esperti parlano di perdite che possono arrivare sui 60-100mila franchi. Cifre enormi volatilizzate in qualche clic che stanno togliendo il sonno anche a molti genitori. Sono spesso loro a rivolgersi ai servizi. «Molti chiedono aiuto quando la situazione è molto compromessa. In totale seguiamo circa una sessantina di casi l’anno per gioco patologico. È solo la punta dell’iceberg, un’ampia parte della popolazione ancora fatica a rivolgersi a servizi come il nostro», spiega Sara Palazzo, responsabile dei servizi ambulatoriali di Ingrado (Centro specializzato in dipendenze). Quello che preoccupa sono i giovani, annoiati e alla continua ricerca di nuovi stimoli e di un facile colpo di fortuna.

‘I miei genitori non sapevano nulla’

Come Sergio, 27 anni. Già alle Medie, ci racconta preferendo rimanere anonimo, andava ogni fine settimana al chiosco con un amico per le scommesse sportive. «Ricordo l’adrenalina durante le partite quando giocava la squadra su cui avevi puntato. Spendevamo cento franchi a settimana, investivo la mia paghetta e qualche volta prendevo dei soldi di nascosto in casa. Sapevamo tutto su calciatori e squadre, ci pareva una vincita facile. Eppure non era così». Tutto avveniva di nascosto dai genitori. «Mi avrebbero sgridato». A 18 anni, Sergio mette piede per la prima volta al casinò di Lugano. «Ci andavo due volte al mese, poi sempre più spesso, qualche volta anche subito dopo scuola con lo zaino in spalla. Mi piaceva la roulette». Con l’apprendistato Sergio ha qualche soldo in più. «Era la vigilia di Natale quando ho chiesto di autoescludermi dal casinò. Quella sera avevo perso 100 franchi. La cosa mi stava sfuggendo di mano».

‘Ho chiesto due prestiti in banca’

Per qualche anno si tiene lontano dalle roulette, finché un giorno vede su Instagram la pubblicità di un casinò online. Si fa togliere l’auto-diffida e inizia a giocare online. «Puntavo sempre più spesso, soprattutto quando mi annoiavo. Vincevo, perdevo, mi sembrava di avere il controllo». Durante la pandemia c’è un’accelerazione: «Scommettevo tutti i giorni, anche in più casinò online. Spendevo tremila franchi al mese. Tutto il mio salario, pagate le spese correnti». Gli chiedo quanto ha perso in totale. «Ho chiesto e ricevuto due prestiti da due banche online per circa 20mila franchi. Volevo recuperare le perdite, temevo i miei scoprissero tutto. Ho bruciato in totale 50mila franchi». Le bugie, lo stress per recuperare le perdite lo divoravano: «Sai, in realtà non lo facevo per i soldi ma per la noia, cercavo emozioni forti. Non riuscivo a resistere all’impulso». Per sua fortuna, suo padre ha scoperto tutto aprendo una lettera della banca. «I miei erano delusi ma insieme abbiamo cercato una soluzione. Ho fatto un percorso terapeutico a Ingrado per un anno, che mi ha aiutato molto», precisa.

‘Giovani con debiti da 100mila franchi’

Come Sergio altri si avvicinano alle scommesse sportive online e a quelle sui mercati finanziari: «Sono attività banalizzate, perché si ignorano i rischi, prima di tutto da parte dei genitori. Vediamo minorenni con debiti di gioco sui mille franchi fino a ventenni che si giocano i primi stipendi arrivando a indebitarsi per cifre considerevoli dai 60 ai 100mila franchi». Online tutto è veloce, replicabile, accessibile 24 ore su 24 dal cellulare. «C’è chi brucia i primi salari, chi ruba la carta di credito ai genitori o fa piccoli furti, chi chiede prestiti a familiari, amici, a più istituti bancari online», precisa l’esperta. Al peggio non c’è fine, infatti nuovi applicativi – continua – oltre alle scommesse svolgono anche la funzione di social, permettendo a questi ragazzi di vantarsi con gli amici delle vincite, sfruttando il desiderio di emergere nel gruppo e lo spirito di emulazione. Tutti trucchi per alleggerire i conti di questi ragazzi che si affacciano sul mondo del lavoro. «Purtroppo l’età degli scommettitori virtuali si abbassa sempre di più, si perde facilmente il controllo quando, di micropuntata in puntata, tra tanti banali clic, ci si ritrova con importanti debiti».

Cambiare si può, ma richiede impegno. «Ingrado offre un massimo di 5 consultazioni anonime e gratuite per i giocatori e i loro familiari. Per i casi più complessi può inoltre essere proposto un seguito psicoterapeutico».

‘Ora riesco a controllarmi’

Sergio l’ha fatto e ora riesce più facilmente a controllarsi. «Sento quando arriva la botta di dopamina. Ad esempio, settimana scorsa volevo acquistare una tuta EMS per gli allenamenti, costa 1’200 franchi. L’impulso di acquistarla era simile a quello di puntare al casinò. Ho deciso di aspettare una settimana. Il desiderio era svanito», dice soddisfatto di avere delle tecniche che lo aiutano nel quotidiano. Il suo appello agli adolescenti: «Non iniziate con le scommesse sportive, poco alla volta, buttate solo via i vostri risparmi», conclude.

La psicoterapeuta Anna Maria Sani

Trappole per incastrare i giocatori e farli perdere

Sempre più giovani si ritrovano indebitati e la loro spensieratezza è avvelenata dall’azzardo. «È una malattia grave e recidivante. Malgrado le conseguenze negative, non lascia libera la persona di scegliere se giocare o smettere. Vedo molti giovani che hanno perso il controllo sul comportamento di gioco. Molto popolari, soprattutto tra i maschi, sono le scommesse sportive, i casinò online, trading e criptovalute», spiega la psicologa e psicoterapeuta Anna Maria Sani, responsabile dell’Istituto di Ricerca sul Gioco d’Azzardo e membro della Commissione federale delle case da gioco come esperta di lunga data appunto di dipendenza.

Per alcuni inizia nell’adolescenza con le scommesse sportive. «Farlo con gli amici è un comportamento sociale e di gruppo, ma a lungo andare può diventare solitario, problematico e fuori controllo. In poco tempo c’è chi spende grosse somme di denaro: tutti i risparmi, i primi salari, soldi chiesti ad amici, fino talvolta ad arrivare a indebitarsi con finanziarie, banche e persino usurai». Purtroppo in terapia arriva solo la punta dell’iceberg: «Frequentemente sono giocatori su più piattaforme online, anche straniere, che scommettono simultaneamente a giochi differenti. Alcuni associano il gioco online ad altri giochi (slot machine, tavoli verdi o gratta e vinci)». Può diventare l’inizio di un girone infernale, ne vengono fagocitati, perdendo punti di riferimento, amici, famiglia e anche la dignità.

È sempre il banco a vincere

L’illusione magica ed erronea di vincere facilmente, spinta da rappresentazioni glamour in film e nella onnipresente pubblicità, seduce senza nessun ostacolo molti giovani. Il ‘soldo facile’ è una delle favole a cui si tende a volersi aggrappare. «La realtà è ben diversa. A lungo, il giocatore è sempre perdente, è il banco a vincere. È matematico: giochi d’azzardo, slot machine, lotterie sono pensati per far perdere, a lungo termine. Lo fanno tessendo una serie di trappole». Nulla accade per caso: «Spesso all’inizio c’è qualche grossa vincita; serve ad agganciare il giocatore e stimolarlo a riprovarci. Ma poi, sono le piccole vincite intermittenti e imprevedibili che lo tengono avvinghiato. Qui, si innesca un meccanismo perverso, quello del recupero: si punta di più e si perde anche di più», precisa.

Ritrovare l’onestà verso la famiglia e sé stessi

Tutto studiato. E tutto ruota attorno ai soldi. «Per aiutare un giocatore in difficoltà, bisogna gestire la sua disponibilità finanziaria, dando pochi soldi al giorno per le spese necessarie, per via dell’impulso a giocare che è troppo forte». La buona notizia è che questa malattia è curabile e i giovani sono più propensi a chiedere aiuto agli specialisti. «Ascoltano quando gli spieghi le trappole dell’azzardo e cambiano più velocemente i loro comportamenti. Molto si gioca sul ritrovare l’onestà verso sé stessi, verso i genitori, verso gli amici anche riguardo alle proprie fragilità».

Per ritrovare il controllo sull’impulso a scommettere bisogna conquistare la consapevolezza che c’è un rischio di ricaduta. La ricerca di emozioni forti, la brama di arricchirsi subito e senza fatica, sono i valori dominanti di una società compulsiva che si abbuffa di dopamina digitale alla ricerca di gratificazioni. «Più abbiamo dopamina nel cervello più cresce la dipendenza. Penso serva una maggiore protezione dei giovani, almeno fino ai 25 anni, perché è facile cadere in una dipendenza da gioco d’azzardo anche per la fisiologia di un cervello, che non ha raggiunto la sua piena maturità», conclude Sani.

Le norme che mancano

Pubblicità vietata in vari Paesi, ma non in Svizzera

Il gioco d’azzardo online è diffuso in tutti i gruppi della popolazione, ma studenti, apprendisti e disoccupati, ossia le categorie economicamente più vulnerabili, sono quelli che ne subiscono maggiormente le conseguenze finanziarie negative. «È così e va ribadito che il gioco d’azzardo non è mai una via d’uscita, anzi aggrava situazioni già precarie», dice Luca Notari di Dipendenza Svizzera ed esperto in materia. La migrazione dell’azzardo su piattaforme online ha ampliato l’accessibilità e moltiplicato le forme di scommessa, come quelle su e-sports e mercati finanziari, spesso poco regolamentate. Inoltre, le loot boxes (scatole premio) presenti nei videogiochi offrono oggetti virtuali esclusivi e sono amate anche dai più piccoli, che spesso le acquistano con soldi veri senza la consapevolezza dei genitori.

Mentre alcuni Paesi hanno adottato misure per proteggere i giovani, la Svizzera rimane uno dei paesi meno restrittivi verso la pubblicità per il gioco d’azzardo. «Le tecniche di marketing mirano con insistenza ai giovani attraverso social media, influencer ma anche sponsorizzando eventi sportivi. Ad esempio, una tecnica consiste nel far credere di poter vincere facilmente denaro con le scommesse sportive, se si conoscono squadre e giocatori. In realtà non funziona così». Questa pubblicità onnipresente, continua il ricercatore, facilita l’azzardo e alimenta la credenza che scommettere sia un comportamento normale e non rischioso. «È il contrario», spiega Notari, che è tra gli autori di uno studio di Dipendenza Svizzera sull’impatto della pubblicità per il gioco d’azzardo sui giovani.

La Svizzera è molto permissiva. «Bisogna agire per proteggere le giovani generazioni». Altri fanno molto meglio. «In Belgio e Italia – precisa – si possono pubblicizzare poche cose, nei Paesi Bassi i fornitori devono dimostrare che la loro pubblicità online non è vista da giovani (under 25). La tecnologia permette di farlo». I giovani sono da tutelare perché notoriamente i più compulsivi, perché pensano di arricchirsi con qualche clic, emulando qualche youtuber che vince sempre perché sponsorizzato. Non è facile però imporre regole a un settore che frutta oltre 700 milioni di franchi l’anno. Soldi che in parte, via il Fondo Swisslos, vanno a sostenere attività culturali, sportive e sociali.