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‘Frontstage’, il bianco e nero dagli AC/DC a Frank Zappa

Scatti inediti tornati dal passato: in un libro e relativa mostra, i grandi della musica ritratti dal fotografo milanese Massimo Rana.

Frank Zappa a Milano, Palatrussardi, 2/6/1988 (© Massimo Rana)

Scatti inediti tornati dal passato: in un libro e relativa mostra, i grandi della musica ritratti dal fotografo milanese Massimo Rana.

2 maggio 2022
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Gli AC/DC nel ghigno di Angus Young, un pacioso B.B. King con in braccio Lucille (intesa come chitarra), i Ramones poco prima dello scioglimento, l’aureola da occhio di bue (inteso come riflettore) di Branford Marsalis chinato sul sax soprano; la faccia da schiaffi di Joe Jackson, quella ancora bella di Whitney Houston, il dito medio di Iggy Pop, Madonna al Delle Alpi di Torino, Springsteen all’Olimpico (sempre di Torino, per Amnesty International); Les Tambours du Bronx che brandiscono una chiave inglese, lo sguardo torvo dell’ultimo Frank Zappa in Italia, Tori Amos estensione naturale del pianoforte (vale anche il viceversa), Paul Weller in estasi; Tina Turner che ruggisce, i Velvet Underground che salutano, un’incantevole Sinéad O’Connor d’annata (oggi solo dannata, tristemente), alcune divinità del metal. E poi Pat Metheny nella tipica mise a righe orizzontali e i dreadlocks di Terence Trent D’Arby e Lenny Kravitz, a disegnare "traiettorie impercettibili, codici di geometria esistenziale".

La citazione di Battiato (esclusivamente nostra) è l’unica concessione agli italiani, che nondimeno Massimo Rana, fotografo milanese, ha ritratto in carriera ma che finiranno su di un volume a sé. Per ora, ci sono solo ‘extracomunitari’ su ‘Frontstage – Ritratti sul palco’, libro edito da Crowdbooks che raccoglie 120 bicromie (leggasi ‘bianco e nero’) dei grandi della musica, dalla A di AC/DC alla Z di Frank Zappa.

"Quando mi chiedono qual è stata la foto più bella che ho fatto, non a caso mi capita di rispondere che sono di più quelle che ho ‘visto’ e non ho potuto fare" (Massimo Rana)

La macchina appesa al chiodo

Classe 1962, nato a Rho e cresciuto a Pero, hinterland milanese, una volta conclusi gli studi il freelance Massimo Rana abbraccia le sue passioni: il reportage sociale (Palestina, Cipro, Paesi dell’est Europa, Cuba, Etiopia, Eritrea) e la musica, fotografando dapprima le novità del panorama italiano – Timoria, Underground Life, Elio e le Storie Tese – per poi accedere ai palchi del rock internazionale grazie anche a una collaborazione con Il Manifesto. Fino agli inizi del nuovo millennio, quando realizza che è tempo di dire basta. «È molto semplice: svolgevo una professione e a un certo punto mi sono reso conto che non mi dava più da vivere», ci racconta il fotografo. «Dopo quasi vent’anni ho detto basta, anche in maniera molto amara, come tutte le cose alle quali si tiene e si deve dire addio. Anche a seguito di quest’amarezza, non volevo più avere a che fare con la fotografia e con ciò che me la ricordava. E dunque queste immagini sono state messe in archivio».

Armadi, «molti armadi», e scatoloni, «molti scatoloni, perché il materiale era tantissimo e io ho cercato d’ignorarlo con tutte le mie forze, nonostante le fotografie incorniciate nel salone di casa continuassero a chiamarmi, perché chi produce immagini ha la necessità di mostrarle, altrimenti la funzione della comunicazione è zoppa». Digressione sulle foto appese in casa: «Ho una grandissima passione per i Clash. Li ho visti due volte dal vivo da ragazzino ma non ho mai potuto fotografarli perché si sono sciolti prima che io mi mettessi a fare il fotografo. Ma il ho fotografati singolarmente, e quindi in casa ho una foto di Joe Strummer solista che scattai in Piazza del Duomo a Milano. Ho anche un’immagine in primissimo piano di David Bowie, una di Skin, e poi alcuni italiani, Giorgio Conte, Vasco Rossi».

"Le pose, le smorfie, i gesti dei musicisti fotografati, sono le immagini in bianco e nero di statue contemporanee" (Federico Scarioni)

‘Ogni scarrafone…’

Sull’addio alla fotografia, Rana tiene duro fino al 2016, fino cioè alla morte di Bowie: «All’improvviso sono stato subissato da richieste di amici e conoscenti che sapevano che lo avevo fotografato in più occasioni, e mi chiedevano immagini per ricordarlo. Nel cominciare a rimettere mano a materiale fine Ottanta - inizio Novanta, ho scoperto di avere immagini che non ricordavo e che nemmeno avevo mai provinato». In bianco e nero: «Ai tempi della pellicola, per fare il bianco e nero e il colore servivano due macchine distinte, e io li facevo entrambi. Prima che finissero nel libro, quasi tutti gli scatti in bianco e nero di Bowie sono risultati essere degli inediti, visto che vendevo foto prevalentemente a colori a riviste e periodici. Le foto in bianco e nero, che sono parte di me essendo io nato nella camera oscura, mi hanno lasciato profondamente scosso. Da lì è nata l’urgenza di farle vedere, altrimenti non si sarebbero mai viste».

Benedetta l’urgenza. Un lungo lavoro di catalogazione, di controllo, di scansione dei negativi, di scelta delle singole fotografie, esposte in primo luogo su di un sito web creato nel frattempo; poi la spinta a cercare un editore che fosse interessato. «Per un fotografo – spiega ancora Rana – ‘ogni scarrafone è bell’ a mamma soja’, c’è una sorta di cordone ombelicale che non ti farebbe mai buttare via niente. La fase di editing è stata difficile, serviva un filo conduttore. Il fatto che il libro si chiami anche ‘Ritratti sul palco’ dimostra come io abbia privilegiato le immagini che più avevano a che fare con il ritratto, dunque il viso, le espressioni, la gestualità, con la differenza che il ritratto tradizionale viene fatto in studio, tramite luci posizionate, tramite l’interazione col soggetto, mentre i miei sono realizzati sul palco, cercando d’indagare l’artista mentre fa la sua performance». E la selezione, da questo punto di vista, non è stata facile: «Il problema di fare un libro fotografico è quello di dover sottrarre. Se la base è di 500 immagini, non potrai mai portarle tutte con te nemmeno volendo».

‘Tre canzoni, niente flash’

"‘Three songs, no flash’ era l’imperativo che scandiva la nostra presenza", scrive Rana sul suo libro. Tre canzoni e niente flash, "anche se le luci latitavano, anche se il cantante non era ancora caldo, se il sound non pompava abbastanza. Tre pezzi per cercare di portare a casa la foto, a colori, in bianco e nero, quello che si poteva rubare lì al bordo del palco (…) testimoni oculari dotati di un obiettivo che entra nell’intimo dell’artista, indaga i suoi sguardi, scruta i suoi gesti e talvolta irrompe nel sentimento".

«Il libro volevo chiamarlo ‘Three songs, no flash’ – ci dice – ma ho scoperto che già ne esisteva uno simile con questo titolo». Perché l’imperativo è sempre stato quello, tre pezzi ma senza flash, e a volte glielo scrivevano pure sul photo pass per ricordarglielo (ve n’è testimonianza, stavolta a colori). «In quel breve arco di tempo, che a volte si riduceva a due pezzi, o anche uno soltanto a seconda dei desiderata dell’artista, del management, dalle esigenze logistiche e di sicurezza, dovevo cercare di fare il massimo. Perché l’artista non parte in tromba, e l’abilità stava nel cercare di cogliere in maniera sostanziale le immagini che avrebbero potuto raccontare lui e il suo concerto. Una cosa che pare piuttosto assurda guardando alle prime file dei live di oggi, dove in molti sono col braccio proteso verso il palco a riprendere tutto il concerto, quasi a dire ‘io c’ero’ più che a goderselo».

Il concerto perfetto

Di questa splendida carrellata di un’epoca, facciamo altri nomi: Bryan Adams, Beastie Boys, Bon Jovi, Nick Cave, Chick Corea, Miles Davis, Dire Straits, Elton John, Ben Harper, P.J. Harvey, Negresses Vertes, INXS, R.E.M., Stevie Wonder, George Benson. In ‘Frontstage’, Rana racconta di suo i concerti più emozionanti; gli danno una mano, a parole, l’ex Timoria Omar Pedrini, Flavio Ferri (Delta V), lo scrittore Federico Scarioni, il promoter Claudio Trotta (mister Barley Arts) e i giornalisti musicali Fausto Pirito e Paolo Bertazzoni. Ed Eddi Berni, che si sofferma sul Bowie di ‘Sound and Vision’, da Rana immortalato nel 1990 al Palatrussardi. «Il concerto perfetto? Così ha scritto Berni. Anche per me», dice Rana. «Avere davanti il Duca Bianco, cercare di scavare nell’intimo con l’obiettivo è stata una cosa molto coinvolgente». Ne aggiungiamo un altro? «Uno significativo ma, purtroppo, molto poco coinvolgente dal punto di vista fotografico fu un concerto dei Pink Floyd a Monza, dove noi fotografi ci misurammo con l’impossibilità di fotografarli. Il palco era alto 4 metri, troppi per noi che eravamo posizionati alla base, impossibilitati a vedere chi stava suonando. Riuscii a fare alcuni scatti solo a David Gilmour, grazie al fatto che lui si era avventurato in avanti sul palco e che io me ne stavo in piedi sopra una transenna, con il pubblico che mi reggeva per il didietro».

"Certi concerti sono per sempre, come i diamanti. Ma più preziosi" (Eddi Berni)

In una sequenza di due immagini, gli scatti di Gilmour sono nel libro. «Sono cose che succedono. Quando mi chiedono qual è stata la foto più bella che ho fatto, non a caso mi capita di rispondere che sono di più quelle che ho ‘visto’ e non ho potuto fare. Tante volte davanti ai miei occhi sono passate immagini che non ho potuto scattare perché mi era finito il rullino, perché non avevo il tempo di cambiare l’obiettivo, o perché ero in mezzo al pubblico e dopo quei fatidici tre pezzi, talvolta ti allontanavano, ti tenevano le macchine fotografiche in ostaggio o ti lasciavano andare ma seguendoti tra la gente, per non fartele usare» (a proposito di ostaggi. Nel 1991, durante un reportage a Cipro del Nord, occupata decenni prima dalla Turchia, Rana venne arrestato con l’accusa di spionaggio e condannato a cinque anni di reclusione, evitati grazie a un escamotage. Di come la sua storia ispirò l’album degli Elio e le Storie Tese ‘Italyan, Rum Casusu Çikti’ scriveremo presto su Ticino7).

Per finire. Ventotto delle centoventi immagini di ‘Frontstage’ sono nel frattempo diventate l’omonima mostra, con gli scatti in formato 40x60 o 50x70 (centimetri). Già a Venezia in settembre, nel Bresciano in ottobre e novembre, tra dicembre e febbraio a Milano, l’itinerante ‘Frontstage – Ritratti sul palco’ approderà in riva al Ceresio quest’estate. Tutti i dettagli in cronaca, come si diceva in Italia, ma non adesso. O, come si dice all’estero: ‘more to come…’. www.front-stage.wixsite/frontstage