Sì, lo ammettiamo. Abbiamo pianto copiose lacrime nel leggere sul domenicale che il capo del DI Norman Gobbi ha tranquillizzato il volgo che presso il Tpc andrebbe tutto bene e che lo stesso avrebbe parato il colpo. Anche se si è accorto che su uno dei tanti terreni del suo mezzadro abbia dei seri problemi, nega sfacciatamente l’evidenza. Come negare di aver buttato l’acqua sporca con dentro il pargolo. Vedremo tra non molto quanti processi dovranno essere rifatti dopo l’esclusione di tre quinti del gremio giudicante. Per contro nessun accenno al congresso in stile “carbonaro” che si terrà nella nuova sede leghista alla Protezione civile a Rivera. Fosse ancora vivo il Nano, che a picconate ha demolito il tavolo di sasso, oggi brandirebbe la motosega sui banchi della PC. E sì! Pare siano cose interne e prive di interesse per l’elettorato. A decidere chi sarà l’uomo ombra saranno ancora quelle poche decine di municipali e granconsiglieri chiamati a decidere per tutti. E sempre a porte chiuse in onore di democrazia e trasparenza. Assisteremo alla nomina della classica “testa di legno”, o agnello sacrificale, che si sottometterà “sponte coacta” ai diktat di Gobbi che, come Maduro, continuerà indefesso a decidere di sua propria iniziativa. Come se “La Domenica” del 19 gennaio non avesse sottolineato, con dovizia di argomenti, le tante avversioni critiche ai disegni al carboncino del carbonaro leventinese. E che dire dell’editore di via Monte Boglia che in poche ore dall’articolessa, redatta alla Mago Otelma sulla successione di Viola Amherd, è stato sonoramente smentito poche ore dopo! Ma che ci starà a fare a Berna? Vuoi che sia solo per il terzo stipendio? Se son queste le notizie da Palazzo federale ci sia concesso di ridere per non piangere.