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Costi della salute e consenso politico

Secondo i responsabili della sanità pubblica, una delle cause dell’impennata dei costi in Ticino sarebbe la nostra abitudine di recarci subito dal medico anche per banali e semplici malanni, e questo con una presenza elevata di persone anziane, e mi ci trovo anch’io, che richiede maggior domanda di prestazioni. È un rimprovero inaccettabile.

Anche a sud del Gottardo nessuno si diverte a fare il “consumista sanitario”, e a proposito di costi sarebbe opportuno che i politici a Berna ci spiegassero perché non si vuole togliere dalle fatture inviate alle casse malati certi oneri aggiuntivi inseriti nel sistema assicurato della sanità, come ad esempio la rimunerazione basata sulle prestazioni (Rbp) per la dispensazione di farmaci con obbligo della ricetta medica. Difatti uno stesso prodotto, ottenibile liberamente con metà dose di principio attivo (analgesico p.es.), è venduto al suo prezzo normale senza aggravi. Inoltre, chi deve assumere determinati medicamenti vita natural durante, ogni anno è obbligato a chiedere una superflua ricetta ripetibile, a pagamento naturalmente.

Stesso discorso vale per il complicato tariffario medico con svariati codici di riferimento per singola prestazione (anche in assenza del paziente), che possono facilmente far sviluppare accumuli di costi difficili da contestare.

In campagna elettorale nazionale, ogni quattro anni si continua a predicare la proposta di creare una tessera clinica di registrazione informatica per evitare doppioni di esami in caso di necessità di un secondo parere specialistico. Ma poi una volta eletti non se ne fa nulla. Così è voler favorire lucri a carico dei costi, ed è ora che la politica di palazzo federale esca dal letargo e si dia da fare, senza chiamare in causa con maldisposto pregiudizio regionalistico chi ha bisogno di cure.

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