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L’arma dell’antisemitismo

Il modulo è sempre lo stesso, una reazione pavloviana per il sionista che, messo alle strette da argomenti precisi e fattuali dal suo interlocutore, lancia la sua accusa: “Lei è un antisemita”; lo scopo è diffamare l’interlocutore che odierebbe tutti gli ebrei e avallando così quanto successo nei campi di concentramento. Nell’accusa infamante della professoressa Kasam, durante l’emissione di 60 minuti di lunedì alla Rsi, indirizzata al professor Bocco, c’è il riassunto di tutta la prevaricazione e l’arroganza del sionismo che nell’ultimo agire del suo governo, sordo al diritto internazionale e al rispetto dei diritti umani, ha deciso di rispondere a un crimine efferato con un altro ancora più sanguinario. Ma un crimine non può in nessun modo giustificare un altro crimine. “I soldati israeliani sono obbligati a uccidere i civili palestinesi per eliminare Hamas che usa i gazawi come scudi umani”. Questa gravissima e inaccettabile affermazione della professoressa Kasam si commenta da sola: è aberrante considerando che in soli 200 km2 vivono più di 2 milioni di persone in un fittissimo intreccio. Si tratta di una vera e propria punizione collettiva. Tutto questo mentre Israele, tramite i suoi coloni, ruba letteralmente la terra ai palestinesi in Cisgiordania da 57 anni, ha creato il suo proprio ghetto varsaviano a Gaza durante 18 anni, annovera nella sua costituzione (come segnalato dal rapporto di Amnesty International nel 2022) tutta una serie di leggi discriminatorie verso gli israelo-palestinesi. Eppure gran parte degli israeliani seguono unicamente la loro narrazione, atteggiandosi a vittime, dimenticando i loro soprusi e deumanizzando i palestinesi, ignorando le loro lunghe sofferenze. Oggi solo un intervento proveniente dall’esterno può tentare di trovare una soluzione troppo a lungo procrastinata.

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