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Esprimere il dissenso

Non possiamo restare silenti. Sotto le spoglie di una guerra il governo di Israele sta compiendo un genocidio. Gli assassini, i rapimenti e gli atti terroristici dei miliziani di Hamas del 7 ottobre sono ingiustificabili, sono crimini contro l’umanità, ma verosimilmente sono stati eseguiti in maniera premeditata e per provocare l’orrore, la rabbia e la reazione immediata di Israele. E ora l’orrore ha cambiato fronte ed è Israele che si macchia di tante morti di bambini, di giovani e di donne a Gaza, tutti prigionieri a doppio titolo, prigionieri di Israele e prigionieri di Hamas. Ma perché questi orrori? Purtroppo è una storia troppo lunga, costellata da guerre, attentati e rivolte popolari; non intendo qui semplificare, ma negli ultimi decenni la politica di Israele ha volontariamente favorito Hamas; già aveva invaso la Cisgiordania poi ha facilitato una lunga guerra fratricida tra i palestinesi e tra mille altre cose ha infine costruito un muro costellato da torrette di sorveglianza attorno a Gaza, in un crescendo di violenza e terrorismo di Stato. Certo è molto più complesso ma di fatto Israele ha occupato i territori palestinesi, ha realizzato una politica di colonizzazione rubando le loro terre, purtroppo senza quasi nessuna reazione della comunità internazionale, che anche ora è silente. Oggi in Cisgiordania ai residenti di molte località è vietato esprimersi, addirittura uscire di casa: ogni atto di dissenso viene punito con una raffica di mitragliatrice o da una bomba, quando non si viene inseguiti e ammazzati da qualche colono, come segnala il sito di Le Monde il 2 novembre. Insomma se Gaza è la più grande prigione a cielo aperto, la Cisgiordania sta per diventare il più grande campo di concentramento dal dopoguerra. È questo che vogliamo?

La situazione è tragica ma di fronte a un massacro che solo provocherà nuovo odio dobbiamo affermare la nostra indignazione. Il Governo di Israele che prima non è stato capace di proteggere adeguatamente i loro cittadini sul proprio territorio, preferendo inviare l’esercito a difesa delle colonie illegali nei territori palestinesi e ora, accecato dall’odio che lui stesso ha contribuito a creare, si macchia di crimini di guerra particolarmente atroci. La Svizzera, depositaria delle Convenzioni di Ginevra, dovrebbe richiamare il proprio ambasciatore a Tel-Aviv.

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