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La validità assoluta dei diritti dell'uomo

Recentemente i media hanno dato notizia di un fatto avvenuto a gennaio ’23 in seguito al quale, per tre agenti della polizia comunale di Chiasso, sono stati emessi un atto d'accusa e due decreti d’accusa (abuso di autorità e vie di fatto): un richiedente l’asilo, dopo essere stato inseguito e fermato per via di un furto d’auto, ha subito ripetute percosse nonostante fosse già ammanettato. Nell’intervista alla capodicastero Sicurezza pubblica di Chiasso (Ticinonews Sera, 12.09.’23) la giornalista sottolinea come la Polizia comunale chiassese sia già stata sotto i riflettori per eventi simili nel corso dell’anno. La Municipale conferma la reiterazione di comportamenti analoghi ma aggiunge di voler “ricordare che i casi vedevano coinvolti dei richiedenti l’asilo” mettendo così in rilievo il tipo di permesso detenuto da chi ha compiuto il reato.
Non è chiaro quale nesso abbia voluto tessere la capodicastero tra un abuso di autorità e il titolo di soggiorno di chi ne è vittima ma questa associazione è offensiva perché in grado di corrompere un principio dalla validità assoluta: gli interventi di polizia devono integrare la dimensione centrale del rispetto dei diritti umani, delle leggi e dei principi internazionali che impegnano la Svizzera e che orientano il lavoro della polizia, e del rispetto fondamentale dei diritti e dell’integrità delle persone (Amnesty International). Alcune associazioni ideologiche, come forse quella espressa dalla capodicastero, relativizzano questo principio portando a giungere a pericolose conclusioni; ad esempio che percosse e abusi di potere da parte della polizia siano meno gravi se inflitti a un immigrato, oppure che un crimine, se commesso da un richiedente l’asilo, sia più rilevante di quando perpetrato da un autoctono.

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