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Promemoria di un indignato

Quanta emarginazione dovrà ancora produrre questa nostra società malata prima di rendersi conto che la massimizzazione dei profitti suscita mostri? Quante “pietre di scarto” buttiamo via nella convinzione che la “selezione naturale” di darwiniana memoria possa portare benessere e progresso? Nella pia illusione o meglio “sindrome dei primi della classe”, anche il nostro amato Paese inneggia ad una “libertà” drogata e consumistica. Premia, infatti, coloro che considera migliori, mentre gli unti del signore non sono che la brutta copia di un sistema destinato al fallimento. La prassi dominante della nostra presunta democrazia pensa forse di poter riprodurre i propri futuri “capibranco” con lo stampino dell’omologazione? Purtroppo le nostre classi dirigenti si sbagliano: sognano nuove depredazioni coloniali, destabilizzano popoli interi, comperano governi, creano disagi e disoccupazione, fomentano e scatenano guerre. Nel nome di un neoliberismo economico (leggi crollo delle frontiere) e di un mondialismo unidimensionale, stanno distruggendo interi territori eliminando biodiversità, minoranze e senso critico. Purtroppo la vecchia Europa sta svendendo i suoi valori fondanti come la separazione dei poteri (Italia docet!) o la libertà di stampa. Le lobby di destra e di sinistra spadroneggiano ridistribuendo a pochi eletti i profitti prodotti dai tanti. Trionfano egoismi, protagonismi, individualismi da superuomini da piccolo schermo. Gli unti del dio Mammona si considerano mandati dal cielo, mentre crescono le masse dei diseredati, degli esclusi, degli arrabbiati. Cultura e arte sono ridotte a consumo, a mera affermazione privata, a metrocubico successo editoriale. Mai come di questi tempi, il nostro piccolo subcontinente va alla deriva.

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