laR+ Lettere dei lettori

E lo chiamano amore

Malva Cometta Leon, nel suo editoriale del 29.07.2023 su ‘laRegione’ definisce la pedofilia una malattia reale “più prossima” di quanto si pensi. Il pericolo si insinua tra le pareti di casa, nella cerchia più ristretta, dissacrando il luogo dell’accoglienza e della protezione – sottintesa aggiungo la scuola (specie nello sport) e gli ambienti religiosi. Chi abusa di un/a minore (perfino andicappato/a) è spesso una persona fidata: un/a famigliare, un/a amico/a, insegnante, prete (cfr. Usa!). I 7 arresti e i 33 reati commessi su fanciulli/e del Luganese hanno un comune denominatore: l’imputato in una prima fase ammette il fatto o (i fatti) e ammette di aver bisogno di aiuto; nella fase processuale ritratta la prima versione e si chiude ermeticamente nel silenzio (cui ha diritto), escludendo ogni possibilità di recupero. Mi è difficile credere che a Malva Cometta Leon non sorga neppure il dubbio che il cambiamento di “strategia” dell’imputato/a (il più delle volte reo/a confesso/a), non gli sia suggerito dal suo difensore. Probabilmente lei lo dà per scontato, e me ne scuso.

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