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Corte dei conti

Articolo laRegione 5 luglio: nell’iniziativa promossa dai granconsiglieri Fiorenzo Dadò e Sabrina Aldi, si propone di istituire una corte dei conti in Ticino, un apparato indipendente depoliticizzato che valuti l’operato dello Stato, affinché rispetti i principi di economicità, efficienza e sostenibilità della spesa pubblica. Dov’è il problema? Non è forse in linea con il pareggio di bilancio accettato in votazione popolare dell’iniziativa Morisoli? Non persegue forse i risparmi voluti da altri partiti? Che il Consiglio di Stato intervenga proponendo un controprogetto fa piacere, la proposta dell’esecutivo prevede di istituire un Ccf, Controllo cantonale delle finanze, composto da tre membri designati dal Consiglio di Stato, e tre dalla commissione della gestione del Gran Consiglio. In poche parole si vuole che la partitocrazia controlli l’operato politico, invece di dare spazio a professionisti indipendenti, che garantirebbero risparmi nell’utilizzo dei soldi dei contribuenti in modo efficiente, per esempio dando sgravi fiscali e sussidi mirati, favorendo notevoli risparmi in rapporto ai provvedimenti lineari sempre adottati a sostegno della politica in perenne campagna elettorale. L’operato politico è incomprensibile, e giustamente individua gli sprechi perseguendo il risparmio della spesa pubblica; in seguito però non è in grado di accettare un’iniziativa di questo tipo. Sostenere che costa troppo, è una tesi irrazionale, considerato che l’investimento si autofinanzia – come lo dimostra l’esempio del canton Ginevra – ben vengano simili progetti come quelli fatti dal granconsigliere Fiorenzo Dadò e Sabrina Aldi, in quanto contribuiscono a un reale risparmio a beneficio dei contribuenti.

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