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Decadenza del comportamento umano

Gli animali, a cui spesso viene unicamente riconosciuto l’istinto, possiedono una grande sensibilità. Esprimono gratitudine, gioco, contemplazione; agiscono per salvare un compagno, sono la dimostrazione di una connessione alla radice della spiritualità. Cosa che invece nell’uomo sembra sempre più un ricordo lontano. Venale, affascinato e attratto dai beni materiali, dall’aggressività, dalla prepotenza, dalla prevaricazione, dalla dualità... per raggiungere i suoi scopi, che con l’umanità nulla hanno a che vedere. Ambisce unicamente a possedere e degenera fino ad arrivare a fare della violenza una fonte di sottile piacere. L’uomo è affascinato dalle ambiguità. Un sé (io) superiore che non ha la capacità di elaborare, o forse, rifiuta il sé inferiore. L’uomo sapiens distrugge, incurante delle conseguenze dell’ambiente in cui vive e dove vivranno i suoi discendenti. L’uomo arriva persino a idolatrare un politico. Nel suo egoismo denota un chiaro limite di crescita interiore. Sempre più esibizionista e superficiale, sintomo di grande complesso d’inferiorità. Ci vuole consapevolezza per ogni singolo gesto di ogni singolo individuo nei confronti del creato, dell'ambiente. Un’osmosi in crisi. Fermarsi, fare un passo indietro per riappropriarsi dell’umanità perduta, per capire i veri valori della vita. Per riprenderci quel sentimento atto a migliorare materialmente e moralmente la vita e la convivenza dell’uomo. Quell’umanità che, originariamente, era parte integrante del nostro essere. Eppure la natura, o il caso, (o un Dio per i credenti) ci ha donato tutto: la terra, il sole, l’aria, l’acqua il fuoco. Perciò l’uomo dovrebbe redimersi da questa galoppante decadenza, o, perlomeno, cercare di mitigarne gli effetti.

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