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Pastorizia e pastori

La mozione interpartitica sottoscritta dai quattro attuali granconsiglieri bleniesi, unitamente al segretario agricolo cantonale, volta alla creazione di una scuola di pastori in Valle di Blenio è interessante, ma prima dei pastori urge ricreare la pastorizia.

Ricreare la pastorizia significa principalmente recuperare le enormi superfici pedemontane e montane invase da un bosco eterogeneo e selvaggio insediatosi con la colpevole complicità della politica statale, in ben altre faccende affaccendata.

Giova qui ricordare la cronica mancanza di mucche per caricare i nostri alpi, che non fa certo onore alla politica agricola governativa condotta negli ultimi settant’anni.

Il versante sudalpino che caratterizza il nostro cantone offre condizioni climatiche, soprattutto invernali, favorevoli a una pascolazione annuale prolungata, lupo escluso come in passato ovviamente.

Potenzialità territoriali e climatiche che una saggia politica agricola deve valorizzare e implementare. Attualmente circa la metà del territorio cantonale è formata da aree boschive spesso impenetrabili.

Urge l’energico intervento dello Stato con progetti e investimenti mirati di recupero volti a bonificare il fondiario sottraendo al bosco incolto le aree migliori, ridare visibilità agli estesi e ubertosi pascoli di un tempo.

Come prima tappa offrire ai giovani non solo megalomani centri sportivi, ma condizioni territoriali e strutturali favorevoli allo sviluppo della pastorizia non solo nelle valli, ricordando loro l’importanza di un lavoro indipendente radicato nel territorio.

Pastorizia e allevamento integrati a viticoltura e campicoltura, il tutto sorretto e accompagnato da opportune misure di politica doganale quali freno alle importazioni, dazi mirati a sostegno della produzione locale. Urge ricostruire il ceto agricolo, il primario oramai in Ticino ridotto all’osso, con politiche economiche territoriali adeguate a sostegno di piccole entità produttive familiari, vere fucine di pastori.

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