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Curdi e sismi

Leggo che il servizio cinofilo svizzero (Redog) invia in Turchia, nella provincia di Kahramanmaras, una squadra di 22 soccorritori con 14 cani addestrati. Il Consiglio Federale invierà 80 specialisti dell’esercito. Alle politiche micidiali dei due presidenti Bashar al-Assad (Siria) e Recep Tayyip Erdogan (Turchia) che ostacolano le operazioni di soccorso di mezzo mondo, laggiù si aggiungono pioggia e il gelo. Le vittime dei crolli dei palazzi edificati da costruttori senza scrupoli si contano a decine di migliaia. E moltissime di queste sono ancora sepolte sotto i cumuli di macerie. Uno sguardo a sud-est della mappa della Turchia mostra che ad essere colpita è, tra le altre, anche la quinta città della Turchia, Adana – due milioni di abitanti – non distante dalla antica Antiochia (Antakia) capitale della provincia romana di Siria che fu rasa al suolo da una serie di terremoti, due dei quali – quello del 115 e del 526 dopo Cristo – fecero complessivamente mezzo milione vittime! Così almeno si tramanda. Adana è la capitale ufficiosa del Kurdistan, Stato che "non" esiste a seguito della Convenzione di Losanna del 1923 che sancì l’annullamento dell’ipotesi di uno Stato curdo deciso appena tre anni prima! Ecco dove voglio arrivare: se la squadra del Consiglio Federale riesce – come è riuscita – a salvare la vita ed estrarre vivi almeno una decina di abitanti curdi o turchi o altri da sotto le macerie, non vorrei che il Consiglio federale (o chi per esso), "sentito il parere favorevole del Consiglio di Stato ticinese", decidesse di rovinare la vita a una famiglia afgana che vive al sicuro in Val Verzasca rinviandola nell’instabile Paese di quel criminale di Erdogan, la cui presidenza tra tre mesi si farà instabile anch’essa per un calo repentino del consenso popolare. O no?

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