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I ‘Cento giorni’ di Giorgia

"Qui si fa l’Italia o si muore" è una frase attribuita a Garibaldi ai tempi dell’Unità d’Italia. Dopo100 giorni al governo, Giorgia prende in prestito questa celebre frase per rilanciare l’azione di governo e sollecitarne una decisa svolta. Ella studia, si prepara, fa in modo di non essere mai colta di sorpresa da domande insidiose. Viene spesso definita una secchiona da quelli che le sono più vicini, ma ha pur ammesso di soffrire spesso della sindrome dell’impostore, ossia quella sensazione di non essere all’altezza del ruolo ricoperto. "Sono cresciuta con l’idea che nulla mi sia dovuto ed ho sempre paura di non meritare alcunché. Ma credo che questa paura sia anche la mia forza" ha spiegato il premier. Infatti, Giorgia ha scelto di farsi chiamare "il" presidente e non "la" presidente! "Sicuramente io penso che la parità uomo-donna non si risolva con un articolo maschile o femminile; gli italiani possono pertanto chiamarmi come preferiscono. Anche Giorgia". Ella non disdegna di confondersi fra la gente semplice e di essere considerata una di loro. Ma va detto che anche importanti personaggi sono stati autorizzati a chiamarla con il solo nome di battesimo. Uno di questi è il presidente Zelensky al quale avrebbe espresso il piacere di essere chiamata Giorgia! Questa straordinaria capacità empatica di entrare in sintonia con tante altre persone, la rende vicina e quasi familiare per coloro che hanno o che avranno dei contatti politici con lei… Giorgia è un ciclone della politica, ma è umile, semplice, essenziale e chiara nelle intenzioni. Un ciclone che mal si concilia con un certo politichese che ha imperato per decenni del tipo… convergenze parallele, equilibri bilanciati, alleanze organiche, strategia dell’attenzione. È meglio che mi si chiami semplicemente Giorgia!

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