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Il prezzo della libertà

Si parla tanto di libertà. Tutti vogliamo essere "liberi", menzionando più i propri diritti che i propri doveri, dimenticando che la propria libertà finisce dove comincia quella degli altri e che questa implica pure delle responsabilità. Infatti, ogni scelta nella nostra vita ci conduce ad azioni, con delle reazioni sul prossimo e delle quali siamo responsabili. Però sembra che la parola responsabilità non sia molto di moda, come pure dimostra l’esito negativo all’iniziativa per delle multinazionali responsabili. Il popolo ha deciso che possono continuare a fare i loro affari con lauti guadagni senza considerare né l’ambiente né le persone. Una scelta libera e ponderata richiede un’ampia conoscenza dei fatti, impresa alquanto ardua a causa della complessità del mondo odierno. Un’ulteriore sfida è data dal giungere a un’informazione veridica e neutra. Purtroppo anche in questo caso il popolo ha rifiutato l’aiuto ai media, che sicuramente non era perfetto, però avrebbe aiutato i media locali, composti da professionisti. Invece preferiamo internet e social networks, senza preoccuparci di verificare la fonte. Crediamo a qualsiasi messaggio, le bufale sono all’ordine del giorno, e queste si diffondono in un baleno. Inoltre, dovrebbe sconvolgerci il fatto che le Big Data (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft) – volenti o nolenti – ci controllano. Un processo a Zuckerberg è quasi passato in sordina, dove un’ex impiegata riportava come Facebook e il suo giro d’affari funzionano al meglio con l’incitamento all’odio e alla violenza; Jeff Bezos ha comprato il rinomato giornale The Washington Post; Elon Musk ha appena concluso la compra di Twitter. Questi fatti dovrebbero indurci a riflettere. E magari a scegliere meglio le nostre fonti d’informazione.

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