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Il mito della liberalizzazione

Una volta c’era il servizio pubblico. Si è voluto liberalizzarlo, poiché la concorrenza avrebbe permesso di diminuirne il costo. Si è cominciato con le telecomunicazioni e i prezzi sono effettivamente diminuiti (anche a causa delle nuove tecnologie), ma per rimanere concorrenziali si sono dovuti ridurre i costi, tagliando sul servizio, e i sostenitori della liberalizzazione hanno cominciato a reclamare.

Poi è stata la volta della Posta, che per rimanere concorrenziale ha pure dovuto ridurre i costi, fra l’altro, chiudendo molti uffici postali, e i sostenitori della liberalizzazione si sono scandalizzati.

Poi è stata la volta dell’energia (finora solo per i grossi consumatori); chi ne ha approfittato, durante alcuni anni ha avuto costi minori, ma con la prima crisi energetica ha avuto una brutta sorpresa: un Comune romando si trova ad avere un aumento del 1’800% sulla fattura di approvvigionamento, che dovrà essere ribaltato sugli utenti finali dell’azienda comunale. E i sostenitori della liberalizzazione hanno cominciato a piangere e a chiedere l’aiuto dello Stato.

Ma questi esempi non serviranno; si continuerà a voler liberalizzare/privatizzare ciò che può rendere e chiedere l’aiuto dello Stato quando ciò che è stato liberalizzato non rende più. Al privato i guadagni, allo Stato i costi. Quale sarà il prossimo passo?

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