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Rispettare la sofferenza

Letto l’articolo a pagina 7 dell’edizione del vostro giornale del 16 luglio 2022, riguardo a un accadimento su territorio ticinese (espressamente mi astengo da nominativi di qualsiasi tipo) mi chiedo con quale diritto si possa pubblicare un simile articolo.

Non ha una persona che ha ricoperto un alta carica politica diritto, come ogni altra persona, all’anonimato quando si trova in una situazione che richiede l’intervento dello Stato? Soprattutto quando elementi sensibili, come la malattia, sono in gioco?

Sanno giornale e giornalisti come ci si sente in una simile situazione? Quanto doloroso e sconvolgente sia un simile evento, che non si è volontariamente cercato? È giusto aggiungere a una simile sofferenza anche quella di darla in pasto all’opinione pubblica? Quale altro prezzo devono pagare i politici – incluso chi non è più in carica – per un trattamento diverso dal resto della popolazione per fatti che accadono, loro malgrado, nella vita privata?

Con ciò non intendo certo che non si debba informare. Ma che l’informazione sia per tutte e tutti uguale, rispettosa della protezione che si deve alla sfera privata e soprattutto rispettosa del "sentire" delle vittime. Inoltre mi chiedo a chi possa servire conoscere nomi e congetture, come in questo caso, se non alla diceria meno qualificata (semmai una diceria possa dirsi qualificata).

Mi chiedo anche come la mettiamo con la protezione dati. Nel pubblico si richiede estrema attenzione con l’informazione su qualsiasi dato delle persone, anche su quelli più evidenti e belli come la nascita di un bimbo, mentre invece, come dimostra l’articolo suddetto, vengono trasmessi impunemente dati sensibili che non dovrebbero mai raggiungere il pubblico.

Credo che concetti importanti come empatia e deontologia cosi come valori quali il rispetto e le responsabilità civili che ci competono quali membri di una società che si sta purtroppo imbarbarendo, siano in questo momento più che mai da osservare. E non solo da questo giornale.

xxx

Gentile Signora Noi-Togni,
la protezione della privacy è un tema che ci sta molto a cuore, così come ci sta a cuore un giornalismo prudente e lontano da facili sensazionalismi. Abbiamo di conseguenza evitato qualsiasi intrusione nella sfera privata, riportando solo quanto divenuto immediatamente di dominio pubblico: l’evento al quale lei fa riferimento – l’alterco, a quanto pare con minacce, subìto dall’ex consigliera federale Doris Leuthard – è infatti uscito dalla dimensione prettamente famigliare, coinvolgendo il suolo pubblico e la frazione gambarognese, e richiedendo un imponente dispiegamento di polizia per oltre un’ora e mezza. Quanto alla pubblicazione del nome: Leuthard è a tutti gli effetti una personalità pubblica, per aver ricoperto le più alte cariche politiche elvetiche in anni recenti; in casi simili la menzione dell’identità è valutata legittima e rilevante secondo standard deontologici ampiamente condivisi (il caso e il nome sono infatti comparsi su tutti i principali media pubblici e privati, in Ticino come nel resto della Svizzera). Pur comprendendo le sue riserve, riteniamo dunque di avere agito nel rispetto dell’equilibrio tra diritto di cronaca e tutela della sfera privata.
laRegione

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