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Per cosa si muore in Ucraina

Ormai tutti sanno quello che all’inizio non si poteva neanche accennare, cioè che la guerra in Ucraina può essere fermata con un colloquio diretto fra Putin e Biden, perché dietro le velleità neocoloniali della Russia c’è un confronto fra potenze deboli e in declino, una già declinata e l’altra declinante, spaventate dal rischio d’impotenza e per questo restie a cedere anche un millimetro di territorio alla controparte.

In mezzo c’è lo stoccafisso Zelensky, che dopo le montagne di retorica nazionalista con cui è stato alimentato dall’Occidente a reti unificate, rischierebbe di essere travolto se solo tentasse un negoziato per una "vittoria mutilata" dopo centinaia di miliardi in armi e aiuti fatti proprio per nascondere una compattezza atlantica rachitica. Autogol di Putin che ha lavorato alla propria peggior condizione? Forse, ma pessima notizia per chiunque sia in ansia per la sorte del pianeta, con la possibile ri-nuclearizzazione di quel residuo braccio di Mar Baltico rimasto fino a oggi "neutrale". Svedesi e finlandesi si sentiranno (ancora forse) più sicuri, ma il mondo lo sarà sempre di meno.

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