laR+ I dibattiti

Cercansi visioni

Recentemente hanno attirato la mia attenzione due articoli: il primo, di Jacopo Scarinci, apparso ne laRegione del 31 gennaio; il secondo, nello stesso giorno, dell’Avv. Tito Tettamanti nel Corriere del Ticino. Ambedue gli articoli, sia pure da fronti diversi, colgono nel segno alcune problematiche, in particolare la necessità di orientare le politiche verso i cambiamenti in atto nella società: le sfide tecnologiche che cambieranno non di poco le nostre abitudini, e la crescente burocrazia che invade ormai in modo assai asfissiante la libera iniziativa dei cittadini. Così si esprime Tettamanti: “Una burocrazia che nella sua espressione gestionale e per la sua diffidenza verso i relativi soggetti toglie spazio, soffoca iniziative, appesantisce l’operosità”. Condivisibile l’osservazione di Scarinci: “Certa palpabile delusione che l’economia mostra per l’assenza di una visione”. Se guardiamo il panorama politico ticinese, vediamo che siamo ancora assai lontani da questo proposito, in quanto tutti o quasi i partiti politici propongono in modo autoreferenziale delle soluzioni settoriali, anziché di orientamento generale. La nostra economia sembra dare degli spunti innovativi, se prendiamo per buone le indicazioni del BAK contenute nel Rapporto 2018. Tuttavia alcune fragilità rimangono e sono destinate a crescere: secondo il barometro di Manpower, rispetto agli altri cantoni le prospettive occupazionali sono negative in Ticino, con meno 14 punti; secondo lo studio Crif Sa, nei primi nove mesi dell’anno ben 467 aziende hanno dichiarato fallimento; il salario mediano lordo in Ticino è di 5’590 franchi rispetto a quello svizzero di 6’788 franchi al mese (dati del 2022); il tasso di povertà in Ticino (2022) è del 12,8%, quattro punti sopra quello svizzero (8,2%); l’aumento dei premi di cassa malati è da primato in Ticino; molti giovani vanno oltre Gottardo per lavoro; il ceto medio, quello dei lavoratori, fa sempre più fatica; e così via. Ancora una volta assistiamo al gioco di proposte partitiche che si contrappongono in modo sterile e persino pericoloso: la proposta della sinistra di calmierare i premi di cassa malati, oltre ad essere complicata e burocratica nella definizione del reddito di competenza, incide sulle casse dello Stato per ben 300 milioni, ai quali vanno aggiunti i 400 milioni di sussidi già elargiti a ben un terzo di cittadini per il contenimento dei premi. Non solo, ma assistiamo costantemente al proliferare di leggi che aumentano l’impegno finanziario dello Stato e alla reiterata protesta contro la necessità di contenimento delle uscite. E non parliamo di certe proposte intese a imprimere una decrescita (felice o meno) delle nostre condizioni di vita, com’è il caso della prossima votazione “Per un’economia responsabile entro i limiti del pianeta”. Insomma, siamo di fronte ad atteggiamenti partici che vogliono sempre maggiori prestazioni da uno Stato già indebitato (2,7 miliardi di debito pubblico in crescita), che dovrà ulteriormente ricorrere alle tasche dei cittadini (non di certo a quelle del quarto di cittadini che ora non pagano imposte), per far fronte ai suoi compiti primari. Non solo, ma perseguendo questa logica i veri problemi dell’economia e delle spese della salute rimarranno irrisolti. Scarinci, nel suo articolo, fa un’affermazione forte, in parte condivisibile: “L’Udc ha dato, sta dando e darà una scossa al sistema politico ticinese”. E questo, per un partito che neppure siede in Governo, è già qualcosa di importante. Ma non basta: occorre che le altre forze politiche, in primis il partito di maggioranza Plr, si diano una mossa per suggerire qualche idea di sviluppo per i prossimi anni; e che il nostro governo accantoni la logica dipartimentale per ritrovare collegialmente la forza di ripensare lo sviluppo del nostro Paese, seppur in tempi certamente non facili. I cittadini, il Paese tutto, hanno bisogno di indicazioni incoraggianti.