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La narrazione che criminalizza Israele

Nell’opinione di Manuele Bertoli pubblicata il 25 gennaio 2025, si critica Israele in modo che, pur cercando di apparire equilibrato, risulta in realtà profondamente parziale. Ritengo necessario rispondere per chiarire alcune imprecisioni e contestare la narrazione che criminalizza Israele, ignorando il contesto reale del conflitto. Bertoli accusa Israele di agire senza proporzionalità nella sua risposta agli attacchi di Hamas, ma sembra ignorare la realtà del conflitto. Israele si trova a fronteggiare un’organizzazione terroristica, che deliberatamente usa i civili come scudi umani e opera da scuole, ospedali e quartieri densamente popolati. Questo comportamento, che viola sistematicamente le leggi internazionali, rende ogni azione difensiva estremamente complessa. Israele adotta misure straordinarie per ridurre i danni ai civili, inclusi avvisi preventivi tramite volantini e chiamate telefoniche. Nessun altro esercito al mondo applica questi livelli di precauzione, eppure a Israele si richiedono standard, che non vengono mai applicati ad altri Stati o situazioni di conflitto. L’articolo riflette un doppio standard spesso adottato dalla sinistra nei confronti di Israele: al solo Stato democratico del Medio Oriente vengono richiesti livelli di perfezione morale assoluti, mentre si chiudono gli occhi davanti alle atrocità di regimi autoritari. Un esempio evidente è l’indulgenza verso paesi come Cina, Russia e Cuba, dove i diritti umani vengono sistematicamente violati. Mi chiedo se Bertoli, nei suoi incontri con delegati di questi paesi, abbia mai espresso la stessa indignazione per le loro violazioni. Ha mai denunciato i campi di concentramento per gli Uiguri in Cina, i crimini di guerra in Ucraina o la repressione politica a Cuba? Israele ha il diritto e il dovere di difendere i suoi cittadini dagli attacchi brutali di Hamas, come quelli del 7 ottobre 2023, che hanno portato a massacri indiscriminati, rapimenti e atti di barbarie. Ogni Stato democratico avrebbe reagito in modo deciso di fronte a una minaccia simile. Definire "violenza cieca" la risposta israeliana significa ignorare il contesto: Israele combatte contro un’organizzazione terroristica, che non rispetta alcuna regola e che minaccia la sua esistenza. Inoltre va ricordato, che Hamas commette crimini di guerra documentati, come l’uso di scudi umani e il lancio indiscriminato di razzi contro civili israeliani. Il riferimento di Bertoli al Giorno della Memoria sembra dimenticare un fatto fondamentale: Israele è nato per garantire che il popolo ebraico non sia mai più lasciato senza difesa di fronte a minacce esistenziali. Accusare Israele di "tradire i valori democratici" mentre combatte per la sua sopravvivenza non solo è ingiusto, ma dimostra una scarsa comprensione del significato storico e morale dello Stato ebraico. Inoltre molti israeliani desiderano sinceramente la pace, ma si trovano di fronte a nemici, che negano persino il loro diritto di esistere. Questo è un punto, che Bertoli ignora completamente. Le critiche di Manuele Bertoli danneggiano il dibattito pubblico e alimentano una narrativa distorta. Il conflitto israelo-palestinese è complesso e tragico, ma affrontarlo con pregiudizi selettivi non contribuisce alla pace. Invito Bertoli a riflettere sul proprio approccio e a confrontarsi con la realtà.