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Se si confonde l’odio con la realtà

(Ti-Press)

In un articolo apparso su questo giornale il 22 ottobre scorso, il presidente dell’Associazione Svizzera-Israele sosteneva, tra l’altro, che la sinistra odierebbe Israele perché essa non accetterebbe che uno Stato democratico, che rappresenta valori occidentali, si difenda in modo così deciso; Israele verrebbe criticato per non essere “migliore degli altri” nel rispetto delle regole internazionali, ma verrebbe ignorato il fatto che i suoi nemici non seguano alcuna regola. Non voglio certo ergermi a portavoce della sinistra, ma riprendendo una parte di quell’intervento, non posso che confermare l’inaccettabilità della tesi che egli suggerisce, secondo la quale, siccome Israele avrebbe a che fare con dei terroristi senza regole, tutto possa essere ammesso.

Uno dei valori dello stato di diritto occidentale consiste proprio nel non ammettere che alla violenza cieca e disumana lo Stato risponda con la stessa moneta, pretendendo proporzionalità. Se non si seguono queste regole, se a prevalere è la logica dell’“occhio per occhio”, i valori democratici e occidentali tanto sbandierati vengono purtroppo nei fatti ripudiati, per cui appellarvisi diventa solo ipocrisia. Questo naturalmente non vale solo per Israele, ma anche per gli altri Paesi democratici, quando in nome della ragion di Stato dimenticano i principi basilari. Non è purtroppo obbligatorio per un Paese definirsi democratico e fondato su dei valori, ma se lo si vuol fare allora vi sono dei parametri da rispettare.

Lo scrivevo già un anno fa: lo statuto della Corte penale internazionale (Cpi) definisce crimini di guerra gli omicidi, lo sterminio e i comportamenti inumani di analogo carattere diretti a provocare intenzionalmente grandi sofferenze o gravi danni all’integrità fisica o alla salute fisica o mentale, se commessi nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili e con la consapevolezza dell’attacco. A me pareva già allora che, nella risposta alle inaccettabili efferatezze provocate da Hamas il 7 ottobre 2023, quello che stava succedendo a Gaza fosse ampiamente contemplato da questo concetto, perché già allora si stava andando molto al di là dei limiti ammessi dalla proporzionalità.

Se Hamas si nasconde anche dentro gli ospedali e nelle scuole, cosa che va evidentemente condannata senza se e senza ma, questo non può e non deve essere motivo sufficiente per attaccare militarmente e pesantemente queste strutture. I militari che inseguono i loro nemici che si nascondono tra la popolazione civile non possono attaccarla impunemente senza arrischiare di commettere crimini di guerra: è un principio universale, che vale per tutti gli Stati, compreso lo Stato di Israele.

In oltre un anno la situazione è sprofondata. La proporzione della popolazione uccisa è da brivido, il tasso di distruzione altrettanto e il conflitto non ha cessato di allargarsi, indipendentemente dalle eventuali tregue tardive. Verso fine 2024 sono le istanze della stessa Cpi ad aver avviato una procedura formale sulle basi giuridiche ricordate più sopra contro il primo ministro israeliano, contro l’ex ministro della difesa e naturalmente anche contro i responsabili di Hamas. Vogliamo mettere anche questi fatti nel calderone del presunto odio della sinistra verso Israele, o peggio, del presunto antisemitismo, oppure finalmente, come chiedono anche molti israeliani ed ebrei fuori da Israele, vogliamo chiamare le cose con il loro nome?

Tra qualche giorno sarà il giorno della memoria, occasione da non perdere per giustamente ricordare quel che è stato e operare affinché non accada più. Anche in quel pezzetto di terra tra Mediterraneo, fiume Giordano e Mar Rosso.