Proviamo a immaginare che l’opposizione in politica non sia tra destra e sinistra ma tra vincitori e vinti. I vincitori sono pochissimi ma hanno un potere enorme, mentre i vinti sono la maggioranza della popolazione ma pensano di non avere nessun potere e quindi fanno affidamento sui discorsi semplicistici dei vincitori. Non credete che i vincitori siano pochi e i perdenti molti? Basta andare a vedere i dati del World Inequality Database: il 10% della popolazione svizzera possiede circa il 30% del reddito mentre il 50% (dal basso verso l’alto) detiene un misero 22%.
Ora facciamo alcuni esempi. Diversi mesi all’anno li trascorro in montagna e mi rattrista vedere che la maggior parte dei contadini ha piena fiducia nel maggior partito svizzero, convinta che sia l’unico a difendere i loro interessi. Non è proprio così. Prendiamo il prezzo del latte che viene pagato al contadino circa 50 centesimi al litro, ma al dettaglio il prezzo va dal franco e cinquanta in su. In altre parole, colui che fa il lavoro più importante riceve 1/3 di quanto deve sborsare il consumatore finale. Com’è possibile? Il motivo principale è che il prezzo del latte viene fissato da chi lo vende e non da chi lo produce, come sarebbe normale in un mercato che funziona. A chi va il franco di differenza? Questo è un mistero svizzero. Per scoprirlo sono stato diverse ore alla ricerca dei dati, ma ho trovato un’unica fonte sul sito ‘heidi.news’ che ha pubblicato un articolo dal titolo emblematico: ‘Le jour où j’ai découvert que le prix du lait était un casse-tête’ a cura di Sandra Pernet, che ha dovuto spulciare una montagna di dati (140 gigabyte di dati, un ottimo sistema per nascondere la verità). Leggendo l’articolo si scopre che i margini di guadagno di Migros e Coop si aggirano attorno al 50%, mentre il rimanente lo intasca chi il latte lo trasforma. Si tratta di somme importanti, considerando che il settore lattiero vale circa 3 miliardi di franchi. Il settore agricolo – che contribuisce alla formazione dello 0,6% del valore aggiunto nazionale – ha ricevuto nel 2022 3,7 miliardi di aiuti da parte della Confederazione, dei quali 2,8 miliardi sono contributi diretti ai contadini.
Tutto questo ci dice perlomeno una cosa: la popolazione attraverso le tasse contribuisce ai pagamenti diretti, ma paga un prezzo del latte elevato i cui margini finiscono nelle tasche di chi il latte lo trasforma e lo vende. Si può ragionevolmente supporre che lo stesso avvenga anche per gli altri prodotti del settore. Posso sbagliarmi ma non ho mai sentito i vertici dell’Udc sottolineare l’assurdità di questa situazione, loro che sono i grandi difensori del libero mercato. Come mai? Che dipenda dal fatto che il loro guru sia un miliardario che difende gli interessi dei suoi amici? Mai nemmeno sentito proporre un’evoluzione o una diversificazione del settore, che nei prossimi anni dovrà affrontare le conseguenze del cambiamento climatico (sostanzialmente negato dai vertici del partito). Anche qui, come mai? Forse perché non c’è interesse a rovinare la gallina dalle uova d’oro (per pochi)?
A proposito di cambiamenti climatici: la stima dei danni causati dall’alluvione in Vallemaggia è di circa 100 milioni di franchi. Per un disastro simile (come in Vallese e in Mesolcina) ci si poteva aspettare un sostanzioso intervento da parte della Confederazione. Solo briciole: 7 milioni. Invece quando si è trattato di spendere 6 miliardi per l’acquisto dei nuovi aerei per l’esercito – una trentina di F35 – non si è fatto una piega. Mi si dirà che non ha senso proporre questo confronto, che sono due cose diverse. Sarà, ma un qualche interrogativo va posto, se si pensa che oltretutto il caccia americano è considerato un “bidone” con costi di esercizio e di manutenzione assurdi e che non servirà a nulla. Ma naturalmente ci sono considerazioni geopolitiche (si legga pressioni da parte degli Usa) ed economiche (molte persone che ne trarranno consistenti guadagni), mentre ripristinare i danni dell’alluvione al limite fa lavorare una qualche ditta locale. Se può sembrare poco logico confrontare i 7 milioni con i 6 miliardi spesi per i nuovi giocattoli dell’aviazione svizzera, può essere più condivisibile farlo con i 350 milioni di aumenti concessi in più all’esercito per il preventivo 2025. Magari si sarebbe potuto fare fifty-fifty e sicuramente quelli destinati alla ricostruzione sarebbero stati cento volte più utili.
La lista delle contrapposizioni tra vincitori e vinti (e, ripeto, non tra destra e sinistra) è molto lunga: la sanità che si sta pericolosamente dividendo tra coloro che hanno accesso alle cure avanzate e coloro che dovranno rassegnarsi a cure di base perché non possono più permettersi premi di cassa malattia esorbitanti; la formazione in lento smantellamento e che dovrebbe invece rappresentare la sfida centrale per il futuro, in cui sarà essenziale formare tutti i talenti possibili e non solo quelli che potranno permettersi le scuole più prestigiose; la crescita dei salari reali, che è sempre più a vantaggio di pochi, così come la ripartizione delle ricchezze. E la lista è decisamente più lunga, quasi infinita.