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Direttive indigeste

(Ti-Press)

Tutti, a parole, combattono la burocrazia inutile; poi, nei fatti, fioccano immancabilmente ordinanze e regolamenti di diverso genere, con la pretesa di controllare e valutare tutto. Apportando, però, più disagi che benefici.

È il caso delle recenti “Direttive sui comportamenti inadeguati in ambito scolastico per gli istituti comunali” promosse dal Decs, emanate in accordo – sembrerebbe – con gli Ispettori scolastici, i Direttori e l’associazione dei Comuni ticinesi. Non mi è nota la modalità di condivisione attuata, ma è un’unità d’intenti che si direbbe granitica. Oltre un anno fa, tra l’altro, il Decs emanò una regolamentazione simile per le Scuole cantonali. A seguito di ciò, il pedagogista Adolfo Tomasini, che se ne intende, si espresse in questi termini: “Si dà al paese un pessimo messaggio, che rischia di gettare ombre su tanti insegnanti che fanno degnamente il loro lavoro, sovente in solitudine, accollandosi quella missione etica della scuola che non ha bisogno di nuove e minacciose direttive: bastano le norme della scuola, i codici dello Stato e la Costituzione” (Naufraghi/e, 14 luglio 2023). Parole sagge e da condividere, e che calzano a pennello pure per le norme in questione.

Bene hanno perciò fatto i colleghi Giuseppe Cotti e Tiziano Zanetti a inoltrare – sul tema in oggetto – un’interrogazione parlamentare. Essa sviluppa adeguate considerazioni e pone domande pertinenti. Aggiungo, da parte mia, che con queste direttive, oltre a essere confrontati con un ennesimo atto burocratico, si arrischia di creare un ulteriore aggravio alle direzioni (già oberate di scartoffie) e, soprattutto, una fastidiosa e controproducente caccia alle streghe. Ciò potrebbe instaurare un clima di sfiducia e insicurezza tra i docenti, con tutte le conseguenze negative al "sistema scuola". Insomma, una nuova tegola di cui non se ne aveva proprio bisogno.

Sia chiaro: è essenziale fare di tutto per evitare che ci siano e si ripetano situazioni incresciose o inadeguate. Ma per fare ciò sono sufficienti, come ben indicato nell’interrogazione citata, le leggi in vigore. Basta farle rispettare con autorevolezza (e non autoritarismo) e tempestività da chi di dovere. Invece, siamo alle solite: per colpa di pochi ci vanno di mezzo tutti; anziché occuparsi seriamente di coloro che non rispettano un comportamento idoneo, si fa d’ogni erba un fascio. È un modo di agire, (pur)troppo in vigore al giorno d’oggi, che disapprovo. Queste direttive, infine e a mio avviso, sono l’ennesimo esempio di come il ruolo del docente venga continuamente fragilizzato, senza che nessuno o quasi osi controbattere o andare controcorrente. Servirebbe un più che opportuno spirito critico, ad ogni livello di responsabilità istituzionale. Auspico perciò che i docenti facciano sentire la loro voce; altrimenti, come sempre, a risentirne sarà la serenità del contesto educativo a scuola, prerogativa irrinunciabile ma sempre più minacciata.