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Perché voterò no al ‘freno ai costi’ della salute

La campagna sull’iniziativa “per un freno ai costi” sta entrando nella sua fase più intensa. I sostenitori dell’iniziativa dipingono i medici come approfittatori che non sono disposti a risparmiare. Allo stesso tempo, promettono al pubblico di poter avere la botte piena e la moglie ubriaca, ossia di poter continuare a garantire un’assistenza qualitativamente altrettanto buona a un prezzo di molto inferiore, addirittura del 20% più basso. Con questo argomento, potrebbero vincere un’iniziativa che avrebbe un impatto duraturo sul nostro sistema sanitario.

Nella mia qualità di Medico, mi sono chiesto cosa poter rispondere ai miei pazienti che mi chiedono se ciò sia davvero possibile. Purtroppo, l’iniziativa non propone alcuna misura pratica né soluzioni per raggiungere questo obiettivo. Essa punta all’inserimento nella Costituzione federale di un principio, di un limite alla crescita della spesa sanitaria in funzione dell’andamento dell’economia e dei salari medi. Si tratta di un principio che ha del paradossale! Sappiamo tutti, infatti, che quando l’economia va male, i cittadini fanno maggior ricorso al medico.

Le conseguenze dell’iniziativa, se approvata, devono comunque essere state giudicate disastrose, tanto che Consiglio federale e Parlamento mettono in guardia dal razionamento delle cure e propongono un controprogetto indiretto.

Vincolare i costi della salute alla crescita dei salari medi nominali è eccessivamente rigido. Nemmeno fattori importanti come l’invecchiamento della popolazione e i progressi della medicina vengono presi in considerazione dall’iniziativa.

Sul lungo termine, molti trattamenti necessari non sarebbero più coperti dall’assicurazione obbligatoria e fissare un tetto ai costi aprirebbe la strada a una medicina a due velocità. Dobbiamo spiegare che l’accesso e la qualità delle cure devono basarsi sui bisogni delle pazienti e dei pazienti, non sull’andamento economico del Paese. Infine, dobbiamo dimostrare che questa iniziativa penalizzerebbe soprattutto la medicina di base, che è finanziata quasi esclusivamente dall’assicurazione obbligatoria, e comporterebbe una minore copertura da parte delle casse malati per delle cure medico-sanitarie necessarie.

In questo senso, le persone ammalate riceveranno le cure in ritardo o potrebbero non ricevere affatto tutte le cure necessarie. Un tetto ai costi impedirebbe di fare distinzioni sull’urgenza delle cure con la conseguenza di dover attendere a lungo. I costi rimarranno elevati, ma l’assicurazione malattia obbligatoria coprirà meno prestazioni.

Confido che il rapporto di fiducia tra il medico e il paziente possa permettere ai medici, ma non solo, a tutti gli operatori sanitari di richiamare i cittadini a non credere a chi vuol vendere lucciole per lanterne. Chi non potrà pagare le cure di tasca propria dovrà aspettare. Tempi lunghi e liste d’attesa sono una caratteristica della “mutua” di Paesi nemmeno tanto lontani.

È questo che vogliamo? Io voterò No!

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