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Giustizia, ricadute positive di una decentralizzazione

Il fronte del no all’acquisto dello stabile ex Banca del Gottardo a Lugano per insediarvi parte della Cittadella della Giustizia sostiene che l’investimento di 76 milioni per il solo acquisto sia eccessivo (oltre il quarto di miliardo con i costi di ristrutturazione). La giustizia in Ticino necessiterebbe di risorse per affrontare le urgenze operative e di personale. Altri e pertinenti argomenti sono stati sollevati, ma nessuno si è chinato a fondo sull’organizzazione della giustizia, sull’impatto sociale ed economico di una tale centralizzazione.
La localizzazione dei tribunali non è solo una questione di accesso alla giustizia, ma ha anche significative ricadute economiche. Dove si trovano i tribunali di prima istanza, si sviluppano attività legali che innescano un effetto moltiplicatore, stimolando la crescita di altri settori, a beneficio dell’economia locale. La decentralizzazione può quindi essere vista come uno strumento strategico per promuovere lo sviluppo economico in diverse regioni.
Gli studi legali crescono in prossimità dei tribunali di prima istanza. Gli avvocati che operano a Bellinzona, a Locarno, Chiasso o Mendrisio, ben lo sanno. Per loro è quasi impossibile sviluppare determinati settori, in particolare quello penale (che è estremamente formatore per i giovani giuristi). Si fatica a trovare collaboratori. Tant’è che molti professionisti del Bellinzonese e del Locarnese si sono trasferiti a Lugano.
Operare vicino ai luoghi dove si svolgono le attività giudiziarie facilita la gestione delle procedure. La prossimità ai tribunali riduce i costi e i tempi di trasferta. Aziende di vari settori, specialmente quelle che necessitano di servizi legali e fiduciari, tendono a stabilirsi nelle vicinanze dei centri giudiziari. Distribuendo i tribunali di prima istanza in modo più equo sul territorio, indirettamente, si attraggono aziende e si stimola l’economia locale. I professionisti, spesso, promuovono il proprio territorio, favorendo in definitiva un benessere locale. Questo approccio contribuisce a creare un equilibrio economico tra le regioni.
I vantaggi non sono solo di natura economica. La centralizzazione della giustizia può rendere difficile l’accesso ai servizi legali per i cittadini delle regioni remote (rispettivamente limitare la scelta). Ciò non solo aumenta i costi di accesso, ma può anche scoraggiare le persone dal cercare giustizia (un buon) consiglio e conciliazione, influendo negativamente sulla qualità della vita e sulla coesione sociale. Vi sono dei principi cardine del nostro sistema che vanno comunque messi in primo piano o recuperati: il contatto personale tra cliente e professionista, tra giudice e cittadino. Il diritto di essere sentito andrebbe riportato a quello che era in origine, non ridotto a un semplice scambio di memoriali scritti, ma ad un contatto personale.
Andare in controtendenza, centralizzare, significa misconoscere principi che si sono consolidati nel tempo e anche bisogni insiti nella natura dell’uomo. Il tribunale è sempre stato là dove il reato è stato commesso o i fatti si sono svolti. La vicinanza con il giudice, come con la polizia, è un bisogno e non deve essere reso illusorio.
In concreto si potrebbe immaginare che il ministero pubblico abbia tre sedi: Locarno, Lugano e Bellinzona. E fors’anche pensare, provocatoriamente, in vista di un vero dibattito, che le differenti camere del Tribunale d’appello potrebbero essere delocalizzate, cosi come le Preture, per specializzazione. Qualche ragione in più per ripensare l’organizzazione della giustizia, ancor prima di pensare di alloggiarla in edifici di prestigio.

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