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Il nervo dolente della magistratura

(Ti-Press)

Come cittadino qualunque sono rimasto esterrefatto dalla lettura di un articolo dell’avvocato Emanuele Stauffer, apparso nell’edizione del 6 aprile. Da persona esperta e competente in materia, l’avvocato traccia una radiografia dell’attuale magistratura ticinese a tinte parecchio fosche e preoccupanti. Non sono in grado di giudicare le sue affermazioni, che tra l’altro riprendono quelle di un altro avvocato, pure competente ed esperto, quale Paolo Bernasconi. In sostanza si afferma che la giustizia è da noi “un terno al lotto” per il fatto che il procedimento penale “dipende da chi lo gestisce”. E si invoca la competenza dei procuratori, alcuni dei quali sembrerebbero, dalle osservazioni di Stauffer, privi delle necessarie competenze anche in materia finanziaria. Se così fosse, sarebbe un vero e proprio scandalo per la magistratura ticinese.

Al di là della questione che esula dalle mie competenze, le osservazioni dell’avvocato Stauffer ci riportano al metodo di nomina dei magistrati, finora di competenza quasi esclusiva della politica. Non solo, ma le recenti dichiarazioni di esponenti politici non ci fanno prefigurare la volontà di cambiare le cose, con il pretesto del rispetto delle varie sensibilità (politiche?) che essi vogliono mantenere, sia pure con formule diverse. Il loro privilegio di interferire su tali nomine, anche a costo di bypassare le competenze dei candidati, è difficile da scardinare. Basta leggere le proposte nel merito: il voto popolare dei procuratori, che comporterebbe la campagna elettorale (politica) dei candidati; il sorteggio, ma su candidati indicati dai partiti; la nomina di quattro procuratori generali con l’incombenza di scegliere gli altri. Idea interessante, ma difficilmente applicabile: su che base verrebbero scelti i quattro timonieri? Infine, curiosa e farraginosa la proposta dell’Udc: all’inizio tutti i partiti selezionano e propongono il loro candidato a seconda dei posti liberi (ci risiamo!); poi, dopo una selezione di tre candidati da parte del Gran Consiglio, si procede per sorteggio.

È commovente come i partiti si muovono con queste proposte al solo scopo di interferire sulle nomine. Credo sia giunto il momento di dire basta a questi giochi di presunto potere da parte loro. Fermo restando che la competenza di nomina, al di là di ogni fantasia, spetta al Gran Consiglio (articolo 36, lettera c della Costituzione cantonale), la questione dev’essere affrontata a livello di selezione dei candidati da parte della Commissione di esperti, che deve poter svolgere il suo lavoro come indicato nel Regolamento del 24 settembre 2019. La Commissione deve avere la facoltà di allestire una graduatoria più specifica rispetto alla semplice idoneità; mentre il Gran Consiglio deve poter scegliere secondo l’indicazione di qualità indicata dagli esperti in materia. Non spetta alla politica giudicare le competenze dei candidati, se non in base alla semplice appartenenza politica. E lasciamole pure la facoltà di scelta, ma solo a condizione che avvenga sulla base di giudizi ponderati da parte di chi ne ha la competenza, in relazione alle qualità professionali, all’esperienza e alla personalità dei candidati.

Sono sicuro che la cittadinanza appoggerà una riforma in questa direzione, proprio a garanzia che l’esercizio della magistratura non avvenga nelle modalità denunciate dall’avvocato Stauffer.

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