laR+ I dibattiti

Negozietti e discount a prezzi folli

È allarme a Bellinzona, ma un po’ in tutto il cantone. Si susseguono gli annunci di piccoli e grandi negozi che chiudono.

È allarme a Bellinzona, ma un po’ in tutto il cantone. Si susseguono gli annunci di piccoli e grandi negozi che chiudono.

In pieno clima elettorale comunale si spremono quindi i polmoni. Le politiche comunali devono risolvere il problema, municipi e legislativi devono fare di più: manifestazioni, aperture generalizzate, agevolazioni fiscali, aiuti finanziari diretti e tanto altro ancora. Sinceramente si fatica a credere che – da sole – le pur necessarie iniziative locali possano raddrizzare le sorti finanziarie di centinaia di piccoli e grandi commercianti. E nemmeno la ricetta ultraliberale dei negozi aperti giorno e notte sembra funzionare.

Fa riflettere la testimonianza di una commerciante di Bellinzona che si dice sfinita dal dover tenere aperto sempre di più senza vedere la cifra d’affari aumentare.

Fa tenerezza invece lo slogan elettorale di quel candidato che propone sgravi fiscali ai commercianti e nel contempo aiuti finanziari diretti: dove troverà i soldi ce lo spiegherà solo una volta eletto.

Fa infine sinceramente arrabbiare il direttore della Camera di commercio cantonale che commenta preoccupato le difficoltà dei commercianti locali, proprio dopo aver – solo una settimana prima – minimizzato la questione degli stipendi bassi in Ticino.

Certo, perché – per buona pace dei candidati alle elezioni comunali – il problema è a monte: la diminuzione del potere di acquisto dei ticinesi. L’indice dei prezzi al consumo è aumentato secondo l’Ufficio federale di statistica del 4,9% in due anni. Senza contare l’aumento dei premi di cassa malati del 20%. Nel frattempo, chi di noi ha avuto la fortuna di vedersi aumentare lo stipendio in maniera analoga? Pochi o nessuno. Lavoriamo come due anni or sono, ma in concreto ciò che guadagniamo vale decisamente meno.

Si cerca allora di spendere meno, come confermato da un recente studio della Deloitte Sa che indica come 6 persone su 10 in Svizzera stanno riducendo le proprie spese: il 52% tagliando su ristoranti e uscite serali, il 42% sui vestiti, il 41% sulle vacanze e in generale le attività del tempo libero, 34% sui generi alimentari, 31% sui mobili, 29% su manifestazioni culturali e così via.

E chi si occupa di promuovere l’economia cantonale cosa fa? Non concede il rincaro ai dipendenti pubblici, parapubblici e ai beneficiari di prestazioni sociali cantonali. Dando a tutti i datori di lavoro privati un pessimo esempio.

Con che soldi andremo a comprare il fiore in Via Camminata a Bellinzona, il piccolo gioiello nel vicolo accanto, il paio di pantaloni ammirato ogni giorno andando a piedi al lavoro? In attesa dell’apertura del nuovo discount in qualche capannone del Piano di Magadino, la tentazione di fare un click su quella nota applicazione online rimane forte.

Intanto, la maggioranza politica cantonale pensa solo a come abbassare le tasse agli ultraricchi e nel contempo a raggiungere il pareggio di bilancio dei conti pubblici tagliando sulle spese pubbliche, rincaro e stipendi compresi.

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