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Festaioli israeliani: uccisi o assassinati?

L’uccisione da parte di Hamas di centinaia di persone che partecipavano a una rave party vicino a Re’im, non lontano dalla striscia di Gaza, ha suscitato orrore e ha portato commentatori sulle onde della nostra radio a definire sub-umani gli autori di questa atrocità. Parallelamente, vi è chi ha ricordato i morti civili per mano dell’esercito israeliano, o chi ha colto l’occasione per rimettere in questione l’esistenza stessa di Israele. Per giudicare correttamente quanto sta accadendo, serve ricordare una distinzione formulata molto chiaramente dalla filosofa Elizabeth Anscombe, in occasione dell’attribuzione di un dottorato honoris causa all’ex-presidente americano Truman. Anscombe si opponeva a questo riconoscimento sostenendo che Truman doveva essere considerato un assassino di massa, visto che con il lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki aveva intenzionalmente ucciso civili innocenti (si stimano a 246’000 le vittime). Anscombe non era pacifista, ed era pronta ad ammettere che durante delle operazioni militari civili innocenti trovassero la morte. Non ammetteva invece che la loro uccisione fosse programmata. Usando queste definizioni, non si può esitare a condannare fermamente il massacro di Re’im.

Come collettività dobbiamo però evitare un atteggiamento di superiorità morale. Visto che Hamas considera Israele come un usurpatore, non penso abbia difficoltà a considerare ogni israeliano come complice dell’usurpazione, e quindi come un obiettivo legittimo. Sono molti però i governi che rafforzano l’idea che in caso di guerra non ci sono civili innocenti. Per esempio sottolineando che ognuno con le proprie attività quotidiane può partecipare allo sforzo di guerra. Inoltre, chi si è reso colpevole di crimini di guerra è difficilmente credibile quando condanna i crimini di altri. È qui che la critica di Anscombe prende tutta la sua importanza. Con che diritto i Paesi occidentali, che in passato hanno perpetrato innumerevoli crimini di guerra senza riconoscerli, si permettono di elevarsi moralmente al di sopra di Hamas?

Forse la nazione palestinese non esiste, ma di certo insiste. La causa palestinese non si lascia dimenticare, e di fatto da qualche tempo era passata in secondo piano. È triste che debba essere un gruppo armato senza scrupoli a riportarla alla ribalta causando tanta sofferenza. Sarà che la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Però, visto com’è fatta, fa semplicemente schifo.

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