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Chiasso non è razzista ma neanche fessa

Chiasso è razzista? Nemmeno per sogno.
Chiasso dovrebbe essere lasciata da sola a gestire un afflusso che pare infinito di richiedenti l’asilo magrebini problematici? Anche no!
La narrazione di quanto sta accadendo a Chiasso sembra voler imporre queste due uniche vie: o razzista o “venghino tutti lor signori”.
Io, nel mio piccolo, seguo una terza via.
A Chiasso, da qualche tempo ormai, abbiamo gravi problemi con i richiedenti l’asilo magrebini. La stragrande maggioranza di loro, è sotto gli occhi di tutti/e, trascorre le sue giornate bevendo superalcolici, rubando, insultando, soprattutto le donne, facendo risse, aggredendo, picchiando (cito casi di cui sono a diretta conoscenza). Non abbiamo affatto un problema con i richiedenti l’asilo, né con gli asilanti, abbiamo un problema con i richiedenti l’asilo magrebini, o almeno la maggior parte di loro.
I miei figli sono per metà senegalesi con nonni originari della Guinea Bissau. Le migliori amiche delle mie figlie sono di origine somala, dominicana, pugliese, spagnola, napoletana, rumena, haitiana. I migliori amici di mio figlio sono di origine kosovara, eritrea, ticinese, comasca ecc. Le mie baby-sitter sono congo-angolesi e italiane. Questa è la normalità di Chiasso, cittadina cosmopolita che mi ha accolto 35 anni fa e ogni giorno accoglie persone da ogni dove. Ma, come si dice a Napoli, “accá nissuno è fesso”. Ed io che vivo a ridosso della zona calda di Piazza Indipendenza, per la prima volta ho paura.
Ora, invece che approfittare della ghiotta occasione per fare propaganda, sia a destra che a sinistra, facciamo in modo che si trovi una soluzione, perché i chiassesi e chi a Chiasso lavora sono stufi. E non poco. Quindi, pensiamo a delle soluzioni concrete e non a farci belli/e per raccattare voti. Il centro per richiedenti l'asilo di Les Verrieres (Ne) serve a questo; ospitare i richiedenti l'asilo problematici, ossia che delinquono. Chiediamo a gran voce che la Confederazione e il Sem si muova al più presto in tal senso.

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