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Libertà e progresso: il ruolo del Plr

Il settore del commercio e l’importanza di un rinnovo del Ccl: dall’appello di Speziali alla legge sull’apertura dei negozi

Giovanni Merlini
(Ti-Press)
5 giugno 2023
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Recentemente il presidente del Plrt, Alessandro Speziali, ha sentito il bisogno di sensibilizzare i rappresentanti delle associazioni di categoria e del settore del commercio sull’importanza di un rinnovo del Contratto collettivo di lavoro (Ccl), “che vada nella direzione di una politica salariale giusta, moderna e al passo coi tempi” (cfr. ‘laRegione’ 20.5.’23). Questo suo appello è interessante, perché è qualcosa di tutt’altro che scontato. E non sembra giungere casualmente.

Va infatti letto nel contesto di un mercato del lavoro con salari sempre più sotto pressione per effetto della concorrenza della manodopera estera. La situazione nella vendita al dettaglio è resa ancora più precaria dalla competitività dell’offerta commerciale italiana, a pochissimi chilometri oltre la frontiera, e dalla forza del franco svizzero. Un’offerta che funge da magnete non solo per i prezzi, ma anche per gli orari e i giorni di apertura dei negozi. La cauta liberalizzazione della legge cantonale sull’apertura dei negozi prossimamente in votazione intende rimediarvi, almeno parzialmente: con quattro domeniche (su 52) di apertura (come già in diversi cantoni), con l’aumento di un’ora dell’orario di apertura in quei pochi giorni festivi non parificati alle domeniche e con la possibilità per i negozi di una superficie massima di 400 mq di sfruttare il potenziale turistico tramite orari di apertura agevolati.

Meglio il Ccl dei salari minimi

Ma flessibilità deve andare di pari passo con responsabilità. Perché questa modesta riforma non intende solo dare una mano ai commercianti, ma anche preservare il posto di lavoro dei dipendenti di un settore particolarmente vulnerabile, assicurando loro condizioni salariali adeguate. E a questo proposito lo strumento del Ccl è decisamente preferibile a quello dei salari minimi generalizzati, fissati dallo Stato. In generale la concertazione tra i partner risponde meglio alle esigenze specifiche di un determinato settore, evitando inoltre quel fenomeno ribassista tipico dei salari minimi che tendono a diventare salari di riferimento.

Un Ccl aggiornato per il settore in questione adeguerebbe le condizioni al futuro quadro di riferimento, a tutela non solo degli interessi degli impiegati e della loro dignità, bensì pure della pace sociale. Che è un valore capitale del nostro sistema-Paese: vorrei quindi interpretare l’iniziativa di Speziali come la volontà di ribadire l’impegno del partito a favore di questa colonna portante del nostro stare insieme. Se così fosse, come credo, potrebbe rappresentare uno dei primi segnali del ripensamento in corso sui suoi indirizzi strategici. In uno scenario politico sempre più polarizzato da una destra nazionalista che propugna l’immobilismo e l’isolazionismo da una parte, e una sinistra rosso-verde che vorrebbe delegare allo Stato ogni soluzione, appare ancora più urgente poter contare su una forza responsabile e disposta a profilarsi come vera alternativa per il progresso del Paese.

Verso il Ticino di domani

Senza coltivare paure, senza cavalcare il disagio sociale e con la capacità di trainarci verso il Ticino di domani delineandolo già oggi. Un Cantone aperto, integrato in quella ‘Great Zürich Area’ sempre più dinamica, e accogliente non solo per chi arriva da altri lidi con le carte in regola, ma anche per quei giovani che si affacciano al mondo del lavoro dopo una formazione professionale o universitaria. Un Cantone disposto, nonostante i chiari di luna finanziari, a mantenere elevati gli investimenti nello sviluppo della formazione, della ricerca di base e applicata, anche perché scuola e scienza ci forniranno gli strumenti critici necessari per muoverci in un sistema sempre più complesso, in cui peraltro l’intelligenza artificiale scuoterà l’assetto del mondo del lavoro.

Il liberalismo ticinese dell’immediato secondo dopoguerra (nel ventennio in cui animò la cosiddetta Alleanza di sinistra) e poi degli anni 90 può ancora oggi insegnarci qualcosa, pur nella diversità dei contesti storici. I protagonisti liberali radicali di quelle stagioni riuscirono a realizzare progetti innovativi e di grande respiro anche dal profilo della coesione sociale, come la legge tributaria promossa da Brenno Galli, le grandi opere infrastrutturali volute da Franco Zorzi e, dopo qualche decennio, la sfida universitaria vinta da Giuseppe Buffi in una fase delicata, segnata dalla scomparsa delle regie federali. Il partito veniva identificato da un’ampia fascia dell’elettorato come un soggetto politico solido, affidabile e in grado di arbitrare gli interessi di ceti diversi (“un partito interclassista” per usare un’espressione oggi in disuso) con l’obiettivo di far beneficiare delle opportunità del progresso il più gran numero possibile di cittadini in un Ticino moderno, un po’ meno periferico e senza complessi di inferiorità.

Biopolo, Usi, Supsi e cultura

Certo, oggi è tutto più complesso e non sembrano ipotizzabili stabili alleanze con una sinistra sempre meno propensa al riformismo e paga di garantire coloro che in realtà sono già tutelati. Andrebbe quindi perlomeno sondata la possibilità di una collaborazione più organica e meno episodica con il Centro. Ma non basta. Ciò che conta davvero è riscoprire la capacità di concepire scenari a lungo termine per un cantone che si sta distinguendo nello sviluppo di un prestigioso biopolo e che si avvale di un’efficace piattaforma di Usi e Supsi, oltre che di un’offerta culturale di prim’ordine. Saremo sempre più interconnessi e dovremo attrezzarci di competenze sempre più raffinate, funzionali non solo alle esigenze del mercato, ma anche alle aspirazioni individuali di crescita e di realizzazione dei propri progetti di vita. Forse si riuscirà così a infondere fiducia a un elettorato disorientato e ormai disilluso dal sistema dei partiti. Perché libertà, progresso e giustizia sono un po’ come l’aria che respiriamo: ci si accorge della loro importanza quando cominciano a scarseggiare. E allora è nell’interesse di tutti che il Partito liberale radicale continui a difenderle con energia e convinzione.

* già presidente Plrt e consigliere nazionale

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