Tribuna libera

Credit Suisse, il parlamento ha perso un'altra occasione

(Ti-Press)

Alberto Petruzzella riguardo al Credito Svizzero: “Non ditemi che al Credit Suisse non c’erano segnali di una gestione dei rischi che faceva acqua, soprattutto in investment banking, dove nonostante anni di gestione scellerata (“scelus”, crimine) si è andati avanti imperterriti, come il Titanic, fino a trovare un iceberg abbastanza grande da affondare la nave”. Il Presidente dell’Associazione bancaria ticinese parlava il 12 maggio 2023. Grave crisi che era già emersa nell’ambito dell’inchiesta (enforcement) avviata dalla Finma nel marzo 2021. Sarà davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta che la Finma dovrà spiegare perché non ha allarmato prima il Consiglio federale, in modo da evitare che quest’ultimo dovesse far capo ai poteri straordinari di emergenza. Si dovrà verificare fra l’altro, l’efficienza dei nuovi obiettivi strategici approvati dal Consiglio federale il 17 novembre 2016, fra i quali “la problematica del Too big to fail, affrontando il cambiamento strutturale nel mercato finanziario per tutelare i creditori e gli assicurati” (Obiettivo 3 e Obiettivo 4). "Historia magistra vitae": questa regola varrà anche per regolamentare il sistema bancario? In caso affermativo, si possono rileggere le conclusioni formulate dalla Commissione Federale delle Banche (la Finma dell’epoca) riguardo alla perdita di 2,2 miliardi del Credito Svizzero sfociata nella condanna dei responsabili da parte della Corte delle assise criminali, a Chiasso, due anni dopo il loro arresto:

“L’anno 1977 passerà alla storia del settore bancario svizzero. Le perdite subite da un’importante banca hanno dimostrato ai responsabili che non ci si può permettere nessun allentamento nell’organizzazione della direzione e del controllo. L’adeguamento delle banche svizzere alle nuove condizioni e l'enorme sviluppo della piazza finanziaria svizzera devono essere accompagnati dal rafforzamento dei settori di controllo e revisione. (…) Nei Paesi in cui le banche operano in regime di concorrenza, è l'economia a dover sostenere le eventuali perdite. I risparmiatori e i titolari di depositi appartengono anch'essi a questa economia e non si può seriamente contestare che possano pretendere un adeguamento e un miglioramento della loro protezione qualora la vigilanza non sia riuscita a raggiungere il suo scopo”. (cfr. Rapporto di gestione 1977, pagina 33). Correva l’anno 1977, era anche l’anno del fallimento della Banca Leclerc di Ginevra e della Banca Weisscredit di Chiasso, che furono parimenti oggetto di procedure penali.

Fino ad oggi, riguardo al disastro del Credito Svizzero, nessuna procedura penale: Too big to jail. A Berna, in occasione della prossima sessione parlamentare, bisognerà evocare Zurigo: “È scomparso uno zombie (Credito Svizzero, ndr), ma è nato un mostro” (Ubs+Cs, Neue Zürcher Zeitung, 19.03.2023). “È semplicemente l’intera regolamentazione che non funziona”. E ancora: “Nessuno può escludere che possa ripetersi un disastro come quello del Credito Svizzero”. Questa la cronaca del dibattito fra esperti, organizzato la settimana scorsa dal Tages Anzeiger. “Perché nell’ottobre scorso nessuno ha tirato la corda del paracadute?”, ha domandato il prof. Tobias Straumann. Il consigliere nazionale Thomas Matter si è precipitato al salvataggio del suo correligionario, Ueli Maurer, già direttore del Dipartimento federale delle finanze: questo sarà l’obiettivo dell’Unione Democratica di Centro nel quadro delle ricerche “politicizzate” della futura Commissione d’inchiesta parlamentare. Ancora Matter: “Negli Stati Uniti le banche (Cs compreso) hanno già pagato multe per decine di miliardi: non è servito a nulla”. Questa la risposta alla richiesta della Finma di dotarsi dello strumento della multa. E lo strumento degli stress-test, quali risultati? E gli Accordi di Basilea? Male applicati oppure da rafforzare? Il Beruftsverbot (ossia la cacciata del manager dal mercato) è lo strumento con la migliore efficacia preventiva. La Finma l’ha applicato frequentemente ai manager di banche ticinesi. L’ha applicato altrettanto frequentemente anche ai manager del Credito Svizzero? Il comunicato stampa della Finma del 24 maggio 2016 aveva silurato a morte la Banca della Svizzera italiana (Bsi). Questo strumento (name, shame and blame) è stato utilizzato anche riguardo al Credito Svizzero? In particolare riguardo ai sette manager del Credito Svizzero di cui la SonntagsZeitung ha appena rivelato bonus segreti milionari? È stata colpa degli azionisti del Credito Svizzero avere tollerato queste pratiche? Fra i grandi azionisti si trovavano anche fondi di prima classe, per esempio Black Rock, nonché Fondi sovrani, quelli dell’Arabia Saudita e del Qatar e tante casse pensioni. Non hanno mai reagito. Non incorrono in nessuna responsabilità all’interno del Credito Svizzero, perché giuridicamente gli azionisti non possono essere responsabili (semmai, questi Fondi sono responsabili nei confronti della loro propria clientela, che potrebbe rimproverare loro questa attitudine di tolleranza all’interno delle assemblee del Credito Svizzero). Ma la recente “grande” revisione del diritto azionario, per le assemblee degli azionisti ha previsto soltanto modifiche di semplice logistica: esecuzione virtuale e ibrida oppure per corrispondenza. Niente di più. La maggioranza del parlamento ha perso un’altra occasione. Perderà anche la prossima? Too big to save: “Ci rimane una cosa sola: sperare” (Finanz und Wirtschaft, 13 maggio 2023).

Articolo pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’

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