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Alleanze artificiose

Il Ticino ha scelto, da tempo, il sistema elettorale proporzionale. In esso, i partiti sono l’alfa e l’omega di tutto, tant’è che gli eletti non lo sono a titolo personale, ma solo in rappresentanza della rispettiva lista. Ciò presuppone tuttavia che i partiti abbiano una certa coesione interna e si differenzino nettamente l’uno dall’altro. Se due o più partiti si mettono assieme, dovrebbero mirare al perseguimento di determinati obiettivi che li accomunano.

Nel caso in cui la "coalizione" sia fra due o più partiti che intendono mantenere ognuno la propria individualità (e che magari, per il Legislativo, si presentano separatamente), si può invece parlare di alleanza spuria. Attualmente sono in corso a livello cantonale ben due alleanze di questo tipo, agli antipodi dello schieramento politico cantonale: quella tra Lega e Udc e quella tra socialisti e verdi. È vero che i due schieramenti hanno stili diversi, ma in sostanza le relazioni tra i partner sono ugualmente difficili. Alla base di entrambe le intese ci dovrebbe essere, se non proprio una coesione, perlomeno una sorta di "comune sentire".

"La Lega non è un partito borghese". È il punto centrale dell’analisi del capogruppo leghista Boris Bignasca sulle differenze tra Lega e Udc, fatta su ‘laRegione’ di giovedì scorso (mentre l’Udc tiene moltissimo ad essere considerata un partito prettamente "borghese"). Alla stessa stregua ci si dovrebbe chiedere se i Verdi siano davvero un partito di sinistra. Certamente non in senso classico, tant’è che appena iniziate le trattative, coi "compagni verdi", al fine di presentare una lista unica, i socialisti hanno subito scoperto il ceto medio, come nuovo soggetto di cui farsi carico. Può darsi che la coincidenza sia puramente casuale; è tuttavia lecito dubitarne. D’altronde, i paesi governati dalla sinistra non sono certo stati particolarmente solleciti nell’adottare misure di protezione ambientale.

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Se da una parte vi è un’evidente competizione fra Piero Marchesi e Claudio Zali, sull’altro versante, invece, nessun diverbio è venuto alla luce. Tutti dicono più o meno le stesse cose, anche perché nessuno contesta l’elezione della signora Carobbio. Del resto, anche le rivalità all’interno della stessa lista sono insite nel sistema proporzionale. Chi vuol sostituire un uscente che si ripresenta, è quasi obbligato a candidarsi sulla medesima lista, al fine di venir designato come rappresentante della stessa.
È così, fin dai tempi dello "storico sorpasso" di Agostino Bernasconi su Angiolo Martignoni, nel lontano 1947. In tempi più recenti, è stato nel caso del sorpasso di Laura Sadis su Marina Masoni, poi di Raffaele De Rosa su Paolo Beltraminelli.
C’è da chiedersi fin quando gli elettori saranno disposti ad appoggiare liste con candidati incompatibili fra loro.

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