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Niente di nuovo sul fronte orientale?

Il 24 febbraio, anniversario dell’invasione dell’Ucraina, sembra passato senza alcuna svolta nella guerra. Né sul terreno dei combattimenti, dove la paventata controffensiva russa non è (ancora?) partita. Né, purtroppo, sul piano diplomatico, dove persistono la malafede o l’incomprensione totale, anche se un "segnale debole" è giunto da Pechino proprio il 24 febbraio: la pubblicazione della "Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina" (titolo ufficiale del cosiddetto "Piano di pace cinese"). Un segnale tutto da interpretare, ma non da trascurare. Il documento cinese, in sé, è poco consistente. Il primo punto richiama il principio fondamentale per cui l’Ucraina si batte – "la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale" – che deve essere "rigorosamente osservato"; ma gli altri undici punti non sono conseguenti anche se in maggioranza condivisibili. L’iniziativa cinese non ha dunque convinto nessuno, ma non dovrebbe tuttavia essere snobbata poiché non sembrano proprio esserci alternative, per uscire dal pantano ucraino, a una qualche forma d’intesa fra Washington e Pechino. Sono le due capitali che, se lo volessero, potrebbero condurre l’Ucraina e la Russia a un negoziato che rifiutano benché quasi tutti gli analisti ritengano che nessuno dei due possa battere l’altro. La massa critica del Paese (demografia e industria bellica) favorisce la Russia, mentre la determinazione a combattere e la qualità del sostegno occidentale (tecnologia degli armamenti e sistemi di intelligence) favoriscono l’Ucraina. Putin non può dire "l’operazione speciale non ha funzionato, ridiamo all’Ucraina i territori sottratti", né Zelensky può dire ai suoi "lasciamo alla Russia il Donbass e la Crimea" dopo le sofferenze immani subite per respingere l’invasore. Per questo, anche se ingiusto, arrogante e paternalista, occorre che le due parti siano spinte a cedere qualcosa (più l’aggressore che l’aggredito, ovviamente) per rendere possibile un accordo di pace: che non sarà ideale, ma fermerà il massacro.

I mezzi di pressione dell’Occidente sull’Ucraina sono evidenti: il dosaggio nella fornitura di armamenti, le risorse per la ricostruzione, l’impegno ad accoglierla nell’Ue e ad assicurarle una qualche forma futura di protezione da nuove aggressioni.

I mezzi di pressione della Cina sulla Russia non mancherebbero: l’entità del sostegno che le garantisce tramite lo scambio commerciale e la cooperazione scientifica, la rassicurazione di non volersi "impadronire" della Siberia Orientale (un timore sempre presente in Russia), la cooperazione per la famosa nuova rotta di transito fra l’Oriente e l’Occidente via il mare artico.

Ma la Cina ha interesse alla fine della guerra o piuttosto alla sua continuazione per rinsaldare un’intesa strategica con la Russia in funzione anti-occidentale? Il documento cinese del 24 febbraio sembrerebbe corroborare il parere di chi ritiene che la Cina, diversamente dalla Russia, non desideri spaccare il mondo in due: vedi il punto 2 del documento "Abbandonare la mentalità della guerra fredda", il punto 8 "Riduzione dei rischi strategici", il 9 "Stop alle sanzioni unilaterali" e l’11 "Mantenere stabili le catene industriali e di approvvigionamento". Inoltre, la Cina potrebbe essere spinta anche dagli Stati Uniti a esercitare una pressione sulla Russia per uno stop all’aggressione. Ma questi dovrebbero ammettere l’errore strategico di esasperare simultaneamente la conflittualità verso la Russia e la Cina incoraggiando la coalizione di questi due Paesi contro di loro e l’Europa. Gli Stati Uniti possono stimolare la Cina a premere sulla Russia con un approccio diverso a due questioni fondamentali: poiché ammettono il principio di una sola Cina, dovrebbero cessare le provocazioni su Taiwan e assecondare una riunificazione pacifica; dovrebbero anche abbandonare l’idea puerile e perdente di impedire lo sviluppo economico e tecnologico della Cina con proibizioni e protezionismo.

Fantapolitica? Forse sì, ma forse invece, oltre le apparenze, c’è "qualcosa di nuovo sul fronte orientale"…

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