I dibattiti

Artigianato, quo vadis?

Il settore è in declino a causa, fra l’altro, della mancanza di una legge che sostenga e promuova queste attività, come era il caso fino al 2012

(Ti-Press)

Prendo spunto dall’articolo apparso su ‘laRegione’ il 15 febbraio per portare all’attenzione dei nostri rappresentanti politici le diverse criticità che mettono ormai a rischio il mantenimento delle nostre tradizioni. L’artigianato piace ancora, e probabilmente piacerà sempre, a patto che si rispetti una certa tradizione e autenticità.

L’oggetto d’artigianato non è per tutti, è vero, perché esce dai canoni normali che la pubblicità moderna ci inculca e anche perché il suo alto prezzo rispecchia il lavoro che ci sta dietro (ma a volte nemmeno quello). Però alla fine si riduce tutto a creare un oggetto d’uso (o almeno che si usava fino a qualche decennio fa) con tecniche manuali o aiutati da semplici attrezzi o macchine che ognuno poteva avere in casa. Oggetti che venivano creati nei ‘tempi morti’ di una non molto lontana società rurale, scampoli di tempo oggi riempiti da tv e divertimenti. Oggi, quegli oggetti (come tanti altri), li fa la produzione industriale o, se va di lusso, una qualche ‘catena umana’ d’artigianato asiatico. Certo, così costano – forse – meno.

Piatti, ciotole, stoviglie varie, taglieri, macinapepe, sedie impagliate, lampade, tovaglie, merletti, abbigliamento, calzette, cappelli… A ben vedere ci son centinaia di oggetti che si possono ancora produrre artigianalmente, magari utilizzando materiale locale, ma per farli ci vuole tempo, e ci vuole conoscenza. Chi vive d’artigianato in Ticino si conta ormai sulle dita di qualche mano. Molti di più sono coloro che si dilettano nel tempo libero, purtroppo tante volte senza misura di qualità o tanto per arrotondare, finché un certo prodotto ‘va di moda’. È così che intanto il declino si avvicina. È vero: mancano nuove leve, specialmente nei lavori meno remunerativi, eppure tanti in questi anni ci hanno provato. Ma il problema è solo uno: la promozione (da parte di vari attori) e il sostegno cantonale.

Nei mercati cittadini è una giungla. L’esempio estremo viene da Ascona: un tempo mercato caratteristico e di qualità, con gli anni si è data la precedenza al numero di bancarelle (tra l’altro le più care in assoluto) più che alla qualità dei prodotti. Oppure da aziende (travestite da associazioni) che organizzano mercati da 150 franchi a bancarella per gli artigiani. E permettetemi di dire che questo non è sostenere l’artigianato.

Una cosa si era fatta bene: nel 1986 era stata creata una legge per promuovere e sostenere l’artigianato del Ticino. La stessa legge è stata abrogata nel 2012 (e già qui…) a favore di un mandato diretto (e non entro nei dettagli dell’ennesimo disastro alla ticinese) che dopo 4 anni non è stato rinnovato. Il risultato è che oggi non vi è più una legge a sostegno e promozione delle attività d’artigianato tradizionale. Il sottoscritto è il presidente di un’associazione attiva sul territorio e siamo stati coinvolti attivamente nel ‘dopo-decreto’, dove il sostegno al settore sarebbe dovuto passare dagli Enti regionali di sviluppo (Ers). Il risultato di anni di riunioni è… il nulla. Qualche contentino qua e là, ma di base, il regolamento che basa il funzionamento degli Ers, non può sopperire ai bisogni del settore come prima: in 4 anni non si è riusciti a creare una banca dati accessibile, non si è riusciti a riproporre una fiera cantonale, non si è riusciti a creare una coesione dei diversi attori.

Vorrei ricordare alla signora Paola Toschini (presidente dell’Associazione artigiani bleniesi, anche loro al tavolo gruppo Ers) che al posto di lamentarsi oggi sul giornale delle poche vendite del suo negozio, avrebbe potuto magari aderire al nostro invito di qualche anno fa – che oggi rinnoviamo – a riunirci per creare occasioni concrete di vera promozione dell’artigianato ticinese: attività che noi dell’Associazione artigiani del Ticino offriamo ogni anno con diverse rassegne d’artigianato sparse sul territorio. Noi artigiani rivogliamo una legge che promuova il settore, una legge moderna e flessibile. Basterebbe prendere ad esempio regioni italiane non tanto distanti (Valle d’Aosta per citarne una che vanta una fiera millenaria dove partecipano gratuitamente circa mille espositori d’artigianato tradizionale e moderno).

La palla sta ora nel campo politico. La ‘soluzione’ di promuovere il settore attraverso gli Ers si è rivelata improponibile: le diverse associazioni sono già troppo impegnate a far quadrare i conti nel loro piccolo per poter prendere parte a iniziative più grandi di loro. La domanda a cui i nostri 90 deputati in Gran Consiglio vorrei che rispondessero è la seguente: l’artigianato tradizionale ticinese ha bisogno di essere promosso e tutelato da parte del Cantone? Con la Ticino Film Commission il Cantone ha dimostrato che, se vuole, è ben capace di creare una struttura funzionante e in grado di promuovere e sostenere un determinato settore. Perché non con l’artigianato? La si rivuole una fiera cantonale dell’artigianato ticinese?

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