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Rotonda, un passo avanti e mezzo indietro

Lunedì scorso il Consiglio comunale di Locarno ha approvato l’acquisto dal Cantone della rotonda di Piazza Castello. È certamente un passo avanti poiché la Città, che già si occupava della manutenzione con un onere annuo di 120mila franchi, potrà ora disporre di questo grande spazio a due passi dal centro a proprio piacimento. Ma non si tratta certo di un punto di arrivo. Dalla sua inaugurazione nel 1999 ad oggi la rotonda, progettata dal compianto architetto Aurelio Galfetti sul finire degli anni 80 e conosciuta ai più per il villaggio che ospita durante il Festival del film, è stata oggetto di numerosi atti parlamentari relativi all’utilizzo (o al non utilizzo) del suo spazio interno. Da ultimo la mozione del 2019 "per un parco urbano pubblico nella rotonda di Piazza Castello" firmata da ben 30 consiglieri su 40 che ha spinto la Città a contrattarne l’acquisto dal Cantone. La suddetta mozione, ora ritirata, chiedeva al Municipio l’attuazione di "uno spazio d’incontro intergenerazionale, ricreativo e di svago dedicato alla cittadinanza e ai visitatori e aperto tutto l’anno" indicando una moltitudine di contenuti tra i quali: superfici verdi e più alberi, panchine, campi da basket e da bocce, rampe per skate, altalene per i più piccoli, e molti altri. Interessante è che questi contenuti erano definiti come "non vincolanti", forse perché non facili da porre in relazione tra loro, lasciando libertà al Municipio di proporre altri interventi e soluzioni. Ed è proprio ciò che ha fatto l’esecutivo chiedendo, con una grande presa di coscienza della complessità del tema, un credito di 140mila franchi per istituire un workshop partecipativo. Purtroppo la maggioranza della Commissione della gestione è riuscita a far approvare un emendamento per dimezzare questo credito ritenendolo "uno spreco di denaro pubblico per delle idee che ci sono già". Questa procedura, da noi sconosciuta ma usata nel mondo per definire gli spazi pubblici, prevede il coinvolgimento attivo di chiunque sia interessato (es. privati cittadini, il Festival, associazioni di quartiere, quelle giovanili, Città a misura di anziano…) e non sarebbe soltanto servita a raccogliere "idee che ci sono già" ma avrebbe portato a una visione per valorizzare tutto l’insieme. Visione che sarebbe poi stata implementata grazie a dei gruppi di progettazione composti da vari professionisti rispecchianti l’orientamento voluto, ad esempio architetti paesaggisti, urbanisti, artisti, pedagogisti, esperti delle costruzioni senza ostacoli e così via. La procedura stessa sarebbe stata a sua volta contenuta poiché i laboratori ed i seminari avrebbero potuto essere organizzati all’interno della rotonda ed i risultati ivi esposti. Non esiste modo migliore per i cittadini di appropriarsi di uno spazio se non quello del concorrere alla sua definizione. Nel discorso successivo al voto il capodicastero ha ammesso che, visto il taglio ai fondi, questa procedura non sarà più possibile. Certamente Locarno non si trova in una situazione finanziaria idilliaca, ritengo però che coinvolgere le persone non rappresenti uno spreco di denaro, anzi, maturità e finanche un investimento per una città più vivibile. L’impressione è che qualche nuovo contenuto verrà effettivamente aggiunto ma senza capovolgere il paradigma che vede la rotonda come uno spazio urbano residuo protagonista solo a momenti per grazia del Festival. Si è persa inoltre l’occasione di sperimentare una procedura innovativa e lungimirante, che avrebbe rinforzato il legame tra istituzioni e abitanti e contemporaneamente quello tra i cittadini e il territorio. Un passo avanti e mezzo indietro.

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