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Avs: l’ideologia (di destra) condiziona il dibattito

(Ti-Press)
7 settembre 2022
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Tempo fa ho ritrovato un vecchio giornale del 1987 dove già allora si lanciava l’allarme sui conti dell’Avs che, si affermava, sarebbero diventati deficitari. Erano le avvisaglie dell’offensiva del neoliberismo contro lo stato sociale, accusato di essere troppo gravoso da sopportare per l’economia. Pura ideologia, che contrastava con la visione politico-sociale prevalente nei 30 gloriosi secondo la quale i benefici del progresso economico dovevano essere ripartiti equamente tra lavoro e capitale istituendo e rafforzando, tra le altre misure, lo Stato sociale.

Quando le assicurazioni sociale richiedevano nuove risorse, o per estendere i beneficiari o per migliorare le prestazioni, si creava il consenso, non sempre proprio facile, per nuove fonti di finanziamento.

Dal 1948, anno di creazione dell’Avs al 2021 i beneficiari sono passati da 300’000 a 2’678’000 (+3.04% annuo) e le rendite da 40 franchi mensili a 1’185 (minima, +4.75% annuo) e 2370 (massima +5.75% annuo). Da notare che tra il 2020 e il 2021 l’aumento dei beneficiari è stato, secondo l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, dell’1.3%, ben al di sotto della media pluriennale, alla faccia dell’argomento principe costantemente martellato dai promotori, dell’arrivo all’età del pensionamento delle "generazioni contraddistinte da una forte natalità" (spiegazioni del Consiglio Federale). Questo argomento andrebbe un po’ meglio dettagliato, perché esagerato nella sua portata e quindi non vero al punto tale da giustificare questa ennesima proposta peggiorativa.

Negli anni 50-80 di fronte all’aumento dei beneficiari e per migliorare le rendite, si sarebbe detto: cerchiamo le nuove risorse necessarie. In epoca neoliberista si afferma: l’Avs è in crisi, occorre ridurre i beneficiari (aumento a 65 anni per le donne) e ridurre le prestazioni (7 miliardi complessivi nei prossimi 10 anni, a scapito delle donne) perché le risorse non bastano. Ma negli ultimi decenni l’economia non è stata in crisi, ha continuato a crescere. Perché le risorse per lo Stato sociale non dovrebbero essere disponibili? Semplicemente perché esse si sono concentrata in una ristretta cerchia di privilegiati che hanno visto le loro fortune aumentare vistosamente e in una misura insensata. È veramente questa la società che come popolo vogliamo? L’unica e solita proposta di finanziamento avanzata con poca fantasia è l’aumento dell’Iva. Perché non cercare altre fonti? In un’impresa ci sono i fornitori del capitale e i lavoratori. Tutti contribuiscono al funzionamento dell’impresa. Però solo questi ultimi partecipano al finanziamento delle assicurazioni sociali. Sarebbe così fuori luogo (in ottica neoliberista sicuramente) chiamare a contribuire anche i fornitori del capitale, chiedendo il versamento di contributi sociali anche agli azionisti che ricevono i dividendi?

In conclusione, per questi e per gli altri motivi giustamente sollevati dagli oppositori, che qui mi astengo dal riproporre, questa revisione della legge federale sull’Avs è decisamente da respingere. Si può fare sicuramente di meglio.

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